Lombardia, case di riposo: allarme rette, rincari fino al 114%

MILANO –  Un sistema in difficoltà, che sta diventando sempre più costoso senza migliorare l’efficienza dei servizi. È questa la fotografia delle case di riposo del territorio lombardo che emerge dal “Rapporto Rsa 2008-2011” realizzato dal sindacato dei Pensionati CISL della Lombardia analizzando i dati risultanti dai siti web delle diverse Asl locali. Una ricerca che deve diventare un momento di riflessione e un punto di ripartenza per un settore che, considerate le dinamiche demografiche italiane, svolgerà negli anni a venire un ruolo sociale sempre più rilevante.

Posti non ancora sufficienti. A partire dal 2008 il numero delle case di riposo in Lombardia è aumentato del 6,15 per cento, passando da 617 a 638, per un totale di 60.458 posti letto autorizzati. Di questi oltre 2.800 sono autorizzati ma non “accreditati”, e perciò non usufruiscono di alcun contributo regionale di sostegno gravando maggiormente sulle famiglie. La crescita del numero delle strutture non è però servita a debellare l’annoso problema delle infinite liste d’attesa, che per il solo 2011 contano circa 17mila persone.

Rette fuori controllo. Ma la nota più dolente che emerge dalla ricerca è sicuramente quella dell’aumento delle rette, pari al 12,33 per cento per quelle minime, che si aggirano in media sui 53 euro al giorno, e del 9,74 per cento per quelle massime, che si attestano poco oltre ai 62 euro. Con alcuni casi eclatanti, come quello di una struttura nel comasco dove la spesa giornaliera degli ospiti è passata da poco meno di 60 euro a 120, con un rincaro del 114 per cento, pari a circa 1.800 euro al mese. Ma anche nel milanese non mancano le situazioni limite, con un paio di istituti che hanno visto le loro rette lievitare, in tre anni, del 60 per cento.

Riforma del sistema. Punte incomprensibili che forse però preoccupano meno di una tendenza che sembra generalizzata e richiede una decisa sterzata nella gestione del comparto: «Il sistema sta diventando insostenibile – denuncia Attilio Rimoldi, segretario generale dei Pensionati Cisl della Lombardia – bisogna favorire lo sviluppo dell’assistenza domiciliare, che costa meno e risponde meglio ai bisogni delle famiglie». Un cambiamento per il quale è necessaria la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti, in primo luogo quelli pubblici: «Chiediamo alla Regione che si attivi per coinvolgere tutte le organizzazioni che operano nel campo dell’assistenza – aggiunge Rimoldi – e creare una rete di servizi che sia in grado di rispondere ai bisogni crescenti di una popolazione che fortunatamente ha più lunghe prospettive di vita ma, per questo, ha anche più problemi di salute».

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