Vita dura, quella del pendolare in Lombardia. Non è ancora stato rinnovato il contratto grazie a cui il Pirellone compra i servizi ferroviari locali, e intorno a Milano si snoda un decimo dell’intera rete nazionale. Dal giorno in cui è scaduto il Contratto di servizio, la carta che regola i rapporti tra Lombardia e Trenitalia sul trasporto regionale. Le trattative sono ferme sui soldi. Trenta milioni in più che le Ferrovie reclamano per «migliorare il servizio ». E che il Pirellone non vuole concedere senza ottenere «l’assoluta garanzia che serviranno davvero a mettere più treni». Lo stallo della trattativa tiene in affanno i 500 mila passeggeri che ogni giorno salgono su un treno, che se si guasta restano a piedi. Così come i viaggiatori che si muovono da Lecco, Pavia, Lodi e Treviglio. Basterebbero delle carrozze in arrivo ogni mezz’ora, almeno nelle ore di punta, e invece i cittadini lombardi spesso devono stiparsi sui convogli che passano con cadenza di un’ora – sempre che non ci siano guasti. Infatti si rompono 3 o 4 locomotive al giorno sui binari che dalla periferia lombarda si muovono verso Milano e gli altri agglomerati urbani maggiori.
Se a maggio le lamentele dei passeggeri che si muovono da Bergamo a Milano si erano placate – in tema di rispetto degli orari, dato che la media giornaliera dei ritardi non ha superato i 7 minuti (calcolati tra andata e ritorno)- da giugno con i nuovi orari non si prospettano grandi miglioramenti, anzi. Secondo quanto si legge in una nota, con l’estate peggioreranno probabilemente anche i disservizi e la lentezza di intervento rispetto alle emergenze come quella che raccontano alcuni pendolari che viaggiano sul treno 2629. Lunedì 25 maggio quello che parte alle 18, 10 da Milano, diretto a Bergamo, causa rottura del locomotore del treno poco dopo la partenza è rimasto bloccato per più di un’ora tra la stazione di Milano Centrale e quella di Milano Lambrate prima che Trenitalia riuscisse nell’impresa di trainarlo indietro nella stazione di partenza.«Tutto questo non è successo in aperta campagna, ma a poche centinaia di metri dalla principale stazione ferroviaria italiana, non si può che stigmatizzare duramente quanto accaduto, che ha assolutamente dell’incredibile», raccontano dei viaggiatori all’Eco di Bergamo.
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