E’ morto per un malore mentre nuotava Lorenzo Bozano, il “biondino della spider rossa” che fu condannato all’ergastolo per il sequestro e l’omicidio della 13enne Milena Sutter, figlia di un industriale. Il rapimento avvenne il 6 maggio del 1971, a Genova, all’uscita della Scuola Svizzera, in centro città.
Bozano, 76 anni, è morto mercoledì pomeriggio al largo della spiaggia di Bagnaia, all’Isola d’Elba, dove scontava la pena: aveva ottenuto la semilibertà nel 2019.
Lorenzo Bozano e l’omicidio di Milena Sutter
Il caso scosse l’Italia. Lorenzo Bozano finì subito nel mirino degli investigatori per alcune testimonianze oculari. Lui disse di essere stato davanti alla scuola ma negò il rapimento. Venne arrestato quando gli investigatori trovarono il corpo a Priaruggia. Assolto in appello, il verdetto fu poi ribaltato e venne condannato all’ergastolo, pena confermata dalla cassazione nel 1976. Recentemente, in un colloquio con Il Secolo XIX, aveva detto: “Non voglio fare dichiarazioni anche per rispetto del dolore della famiglia Sutter. Se si chiede umanità per se stessi, bisogna offrirla anche agli altri. Erano i primi del maggio scorso, a 50 anni dal rapimento di Milena Sutter.
La storia del caso Sutter
Milena Sutter, di 13 anni, figlia di Arturo Sutter, un industriale svizzero naturalizzato italiano, sparì alle 17:00 del 6 maggio 1971 dopo essere uscita dalla scuola. Secondo i medici legali che esaminarono il cadavere, la ragazzina venne uccisa il giorno stesso del rapimento, all’incirca tra le 18 e le 18:30. Il giorno successivo al rapimento, alle 10:45 del mattino, la famiglia Sutter ricevette una chiamata anonima che richiese un riscatto di 50 milioni di lire. Una voce maschile diceva: “Se volete Milena viva, prima aiuola Corso Italia”. Poi più nulla, almeno fino al ritrovamento del cadavere, due settimane dopo.
Il cadavere venne gettato in mare, con addosso sei piombi da un chilo l’uno. Il corpo di Milena Sutter venne ritrovato il 20 maggio, verso le 17:30, da due pescatori. Aveva il volto irriconoscibile, scarnificato dai pesci durante dieci giorni di permanenza in acqua. Il corpo venne riconosciuto dal medico legale grazie a una medaglietta con inciso il nome della ragazza (regalata dalla madre alcuni anni prima), e da un braccialetto che portava ad un polso.