Luca Giustini: cocaina, steroidi e anabolizzanti nel sangue del papà killer

 

Luca Giustini: cocaina, steroidi e anabolizzanti nel sangue del papà killer
Luca Giustini: cocaina, steroidi e anabolizzanti nel sangue del papà killer (foto Facebook)

ANCONA – Nel sangue di Luca Giustini sarebbero stati trovati cocaina, steroidi e anabolizzanti: lo scrive il Resto del Carlino, dicendo che sono questi i risultati delle analisi effettuate su sangue e urine dell’uomo che ha ammazzato la figlia di 18 mesi. Il Resto del Carlino aggiunge che l’uomo aveva lavorato, conducendo il treno Foligno-Ancona, fino a poche ore prima di uccidere la figlia.

Ecco uno stralcio del pezzo, a firma Andrea Massaro: 

Dalle analisi eseguite più volte nel corso degli ultimi giorni, nel sangue e nelle urine di Giustini sono emerse sostanze stupefacenti (con ogni probabilità cocaina), anabolizzanti che vengono utilizzati per gonfiare i muscoli in palestra, steroidi, psicofarmaci. Un cocktail micidiale che potrebbe essere stato decisivo ad annebbiare completamente la mente di un uomo già sofferente da giorni e molto depresso.

E’ questo l’ultimo inquietante aspetto di una vicenda che non finisce di stupire per la sua crudeltà e per tutto ciò che potrebbe celare. Ora bisognerà capire quando Giustini abbia assunto tutte quelle sostanze. Fino a poche ore prima del delitto, il 34enne aveva lavorato come sempre sul treno che copriva la tratta Foligno-Ancona. Una volta smontato dal servizio era andato a casa e aveva pranzato con la famiglia e le figlie. Possibile che nessuno si sia reso conto della sua condizione? Oppure Giustini ha assunto tutte quelle sostanze una volta rimasto solo in casa con la figlia Alessia?

Il difensore di Luca Giustini smentisce indiscrezioni di stampa. Alessandro Scaloni ha smentito

”e categoricamente, queste circostanze. Tutti i risultati delle analisi eseguite finora sul sangue e le urine di Giustini – sostiene – hanno dato esito negativo”.

Giustini, 34 anni, resta agli arresti domiciliari nell’ospedale di Ancona, dove era stato ricoverato subito dopo il delitto in stato catatonico. “Sì Alessia l’ho uccisa io. Una voce interiore mi ha detto di farlo” ha confessato al Gip Carlo Cimini durante l’udienza di convalida, spiegando di aver obbedito ad un ”disegno di Dio”, a un ”progetto del Signore”, per ”salvare il mondo”.

Frasi analoghe a quelle che il macchinista di Trenitalia aveva tracciato in modo sconnesso su una decina di fogli di quaderno e block notes trovati dagli investigatori in uno zaino che teneva in auto. Prima di assentarsi per le ferie, il pm Andrea Laurino ha affidato al prof. Renato Ariatti, lo psichiatra che ha seguito il caso di Cogne, una perizia per stabilire se l’uomo fosse in grado di intendere e di volere quando si è scagliato contro la culla in cui Alessia riposava, colpendola prima con un coltello che si è rotto, e poi con una seconda lama: undici i fendenti repertati dall’autopsia sul corpicino, cinque dei quali mortali.

La perizia servirà anche a valutare se l’uomo, padre di un’altra bambina di quattro anni e mezzo, sposato con un’infermiera, possa sostenere un processo. Anche la difesa ha nominato un consulente, il prof. Marco Ricci Messori, della Clinica psichiatrica di Ancona. I due esperti hanno già avuto un primo colloquio con Giustini, che in questi anni aveva sempre superato tutti i test psicoattitudinali delle Ferrovie.

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