Luca Traini resta in carcere: no agli arresti domiciliari per l'autore del raid xenofobo di Macerata Luca Traini resta in carcere: no agli arresti domiciliari per l'autore del raid xenofobo di Macerata

Luca Traini resta in carcere: no agli arresti domiciliari per l’autore del raid xenofobo di Macerata

Luca Traini resta in carcere: no agli arresti domiciliari per l'autore del raid xenofobo di Macerata
Luca Traini resta in carcere: no agli arresti domiciliari per l’autore del raid xenofobo di Macerata (Foto Ansa)

MACERATA – Luca Traini resta in carcere. I giudici della Corte d’assise di Macerata hanno respinto la richiesta di arresti domiciliari con braccialetto elettronico per l’uomo condannato per aver sparato, il 3 febbraio 2018, contro diversi migranti per le vie di Macerata per vendicare, secondo lui, l’omicidio di Pamela Mastropietro. 

Il “Lupo”, come è soprannominato Traini, è stato condannato a 12 anni per strage con l’aggravante dell’odio razziale. In quel raid compiuto dalla sua macchina aveva ferito sette persone. Aveva chiesto, tramite il suo avvocato Giancarlo Giulianelli, i domiciliari con il braccialetto elettronico, ma i giudici glieli hanno negati. Secondo loro, infatti, l’uomo è ancora “socialmente pericoloso” e quindi deve rimanere in carcere.

In una intervista rilasciata dal carcere all’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro lo scorso 3 febbraio, ad un anno dal raid xenofobo, Traini aveva detto di essere cambiato: “Il lupo resta un simbolo, la caccia è finita quel giorno. Già quando sono tornato a casa dopo la sparatoria, per cercare la bandiera tricolore, mi sono sentito svuotato, esaurito. Tutto si era compiuto. Ma se sei lupo, lo rimani per sempre”.

L’estremista di destra aveva detto di essere pentito, “e non da oggi”. Aveva parlato di cosa lo aveva mosso quella mattina. Voleva essere “il vendicatore”: “È stata come un’esplosione dentro di me”, “per me gli spacciatori avevano ucciso Pamela, e gli spacciatori erano loro, i negri. Li chiamavo così. Oggi li chiamo neri. Poi, in questi mesi passati in carcere, ho lentamente capito che gli spacciatori sono bianchi, neri, italiani e stranieri. La pelle non conta”.

“Tutta la mia ideologia politica, Dio, patria, famiglia, onore, ha pesato in quel mix esplosivo – aggiunge -. La tragedia di Pamela ha fatto da innesco. L’odio non nasce per caso, è frutto di tante cose, anche di politiche errate, a danno sia degli italiani che degli immigrati”.

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