Lucera, parroco dice no al padrino: “Sposato con una divorziata”. E il ragazzino rinuncia alla cresima

Lucera, parroco dice no al padrino: "Sposato con una divorziata". E il ragazzino rinuncia alla cresima
Lucera, parroco dice no al padrino: “Sposato con una divorziata”. E il ragazzino rinuncia alla cresima

FOGGIA – Un uomo sposato con una donna divorziata non può fare da padrino di cresima. Questa la decisione del prete della parrocchia Santa Maria Assunta a Lucera, in provincia di Foggia. Un rifiuto che ha portato il ragazzino di 14 anni, che aveva chiesto allo zio di fargli da padrino, a rinunciare il sacramento della cresima. Ora la famiglia del ragazzino ha deciso di scrivere al vescovo e a Papa Francesco per chiedere spiegazioni di questo rifiuto ritenuto ingiustificato e che ha creato una profonda delusione del ragazzo nei confronti della Chiesa.

Silvia Dipinto su Repubblica nell’edizione di Bari scrive che la moglie dello zio Gigi, che avrebbe dovuto fare da padrino a Nicola, ha scritto una lunga lettera al quotidiano in cui racconta quanto hanno vissuto e l’esperienza che ha portato il ragazzino a rifiutare il sacramento, non potendo essere accompagnato dall’amato zio in questa importante tappa. Scrive la moglie “divorziata”:

“Ci siamo sposati con rito civile nel 2012 perché io sono divorziata – racconta la quarantenne foggiana – e da allora agli occhi della Chiesa mio marito è colpevole: per essersi innamorato di una donna divorziata, per avere deciso di impegnarsi con la persona che ama, per avere cresciuto con lei sua figlia come se fosse sua, invece che vivere da eterni fidanzati in case separate”. L’ultimo prezzo da pagare è la rinuncia a fare da padrino al figlioccio. “Niccolò ha 14 anni, è il tipico adolescente che ama la musica e gli amici – scrive Deborah – Frequenta il catechismo dalla prima elementare e ora, al termine del suo percorso formativo, a un passo dalla meta è stato costretto a fermarsi: domenica vedrà i suoi compagni percorrere la navata della chiesa, avvicinarsi al vescovo, avvicinarsi ancora di più a Dio grazie alla santa cresima. Lui però non può”. Qual è l’intoppo? “È colpevole – ripete la donna – La sua colpa? Aver scelto il padrino sbagliato”.

Tra Nicola e lo zio non c’è un legame di sangue, ma il ragazzino è profondamente affezionato a Luigi ed è un carissimo amico di famiglia, che proprio della famiglia ha iniziato a far parte a pieno titolo:

“Non poteva essere altri che Luigi – assicura Deborah – Lo chiama ‘zio’ da sempre, nonostante non esista un legame di sangue. Luigi è sempre stato presente nella sua casa: amico di famiglia, testimone di nozze dei genitori, ha addirittura accompagnato la mamma a scegliere l’abito da sposa. Presente durante la gravidanza, in ospedale alla sua nascita, è corso anche a fare compagnia a Niccolò durante l’ultima influenza. Nonostante avessimo ottenuto il certificato di idoneità, abbiamo voluto essere onesti e abbiamo raccontato del matrimonio di Luigi – ricorda il papà di Niccolò – In cambio abbiamo ottenuto un rigetto irremovibile. Ci è stato detto che un divorziato non può fare il padrino, e la regola non ammette deroghe. A nulla è servito richiamare le parole di Francesco, che nel documento chiave sulla famiglia Amoris laetitia dice che ci sono divieti che si possono superare – è il dispiacere di Deborah – Il Papa apre così una porta, prima ben serrata, a valutazioni caso per caso attraverso il metodo del discernimento. La situazione è però rimasta invariata. Ora Niccolò e lo zio Gigi sono entrambi colpevoli, ma sempre più uniti”.

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