VIGNOLA – L’accusa, riportata dall’Ansa, è abbastanza grave: per l’eredità pagarono due persone che accoltellarono un 74enne, Luciano Pancaldi, la sera del 19 novembre a Vignola, in provincia di Modena. Nei confronti della figlia Cristina Pancaldi e del genero della vittima Fabio Rasponi e dei due sicari i Carabinieri della Compagnia di Sassuolo hanno eseguito ordinanze di custodia cautelare in carcere per concorso in tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, emesse dal Gip Paola Losavio.
Le quattro misure sono scattate a conclusione di indagini coordinate dalla Procura di Modena, un’attività fatta di intercettazioni e pedinamenti. Pancaldi fu avvicinato da sconosciuti e colpito da nove coltellate al torace e al viso, mentre passeggiava per le vie del centro della cittadina. La figlia e il compagno, in lite con l’anziano, avrebbero incaricato i due di commettere il delitto, compensandoli con 10mila euro ciascuno.
In manette sono finiti la figlia della persona aggredita, Cristina Pancaldi, suo marito Fabio Rasponi e i due uomini incaricati di uccidere il 74enne, Rosario Sambasile e Salvatore Vascoli. Quest’ultimo, in particolare, scrive l’Ansa, avrebbe materialmente accoltellato Luciano Pancaldi. L’indagine, denominata ‘Parenti serpenti’, è stata condotta dal sostituto procuratore di Modena Pasquale Mazzei ed è stata coordinata dal procuratore di Modena Lucia Musti. I carabinieri, fin dalle fasi successive al grave ferimento della vittima dell’aggressione avvenuto in pieno centro a Vignola, hanno concentrato le indagini sulla vita privata dell’uomo. Sono emersi profondi dissidi con la figlia, che si erano acuiti dopo la morte della moglie del 74enne. Una vera ‘rottura’ tra padre e figlia si era verificata quando il primo aveva promosso un’azione legale per il riconoscimento della ‘legittima’ in ambito ereditario.
La donna, poi, incalzava il padre perché vendesse l’abitazione di famiglia in cui viveva, per poter ottenere così denaro con cui pagare pesanti debiti. A confermare i sospetti degli inquirenti, era giunta anche una denuncia di rapina presentata circa un mese prima dal genero dell’aggredito, che aveva riferito di essere stato assalito da un uomo che lo aveva picchiato e gli aveva preso 400 euro ‘a pagamento del lavoro eseguito’: per gli inquirenti, un grossolano tentativo dell’uomo di precostituirsi un alibi. Le intercettazioni telefoniche nei confronti della Pancaldi e del marito, che durante le chiamate, continua l’Ansa, avrebbero concordato anche una strategia comune per sviare le indagini, hanno permesso di risalire alle due persone assoldate per l’aggressione, entrambe con piccoli precedenti penali. In particolare, sarebbe stato Sambasile a incaricare Vascoli dell’uccisione di Pancaldi. Il compenso per il delitto non è stato mai riscosso visto il mancato raggiungimento dell’obiettivo. Dopo l’agguato, Vascoli per sfuggire ai carabinieri, conclude l’Ansa, si sarebbe rifugiato nella casa della coppia, ancora con l’arma del delitto e gli abiti insanguinati.
Marco Pederzoli su La Gazzetta di Modena riporta una intervista di qualche mese fa a Cristina Pancaldi, la figlia della vittimaa:
Anche la figlia Cristina (figlia unica), e il suo compagno Fabio Rasponi, faticano a darsi una risposta. «L’altra notte – spiega Fabio – saranno state circa le 22,30 quando i carabinieri sono venuti a suonare a casa nostra. Sia io sia la mia compagna eravamo in casa. I carabinieri, però, quando sono entrati nel nostro appartamento non ci hanno detto assolutamente cosa fosse successo. Mi hanno chiesto qualcosa in merito a un piccolo incidente che mi era capitato la settimana scorsa, hanno guardato un po’ in giro nella casa e poi se ne sono andati. Poi, verso le 2,15 di notte, ci hanno convocato in caserma e ci hanno detto quello che era successo».
Cristina Pancaldi, 48 anni, figlia di Luciano e compagna di Fabio da oltre 15 anni, ha poi aggiunto: «Sono sbalordita, allibita. E, innanzitutto, vorrei capire cosa è successo. Da quando è scomparsa mia madre (circa un anno fa, ndr), che ha lasciato a me la sua eredità, non avevo grandi rapporti con mio padre. Evidentemente, lui non ha accettato che mia madre avesse lasciato tutto a me. Ma rimane sempre mio padre, era lui che si è allontanato, io non ho nulla contro di lui. Quindi vorrei capire cosa è successo. Ricordo solo che, quando era ancora in vita mia madre e la badante rumena che ha tuttora andava via, diceva che sentiva dei rumori strani nei pressi di casa sua e raccontava che aveva paura di essere aggredito da qualche extracomunitario. Per il resto, non so davvero cosa possa essere accaduto l’altra sera. Già oggi (ieri, ndr) ho provato a contattare la sua badante. So che in ospedale ora ci sono le mie zie. Sono sbalordita da quanto accaduto – ha concluso Cristina – e non ho dormito per tutta la notte».