Lucky Awelima, nigeriano fermato per Pamela Mastropietro, viveva in hotel a 4 stelle. A spese dello Stato Lucky Awelima, nigeriano fermato per Pamela Mastropietro, viveva in hotel a 4 stelle. A spese dello Stato

Lucky Awelima, fermato per Pamela Mastropietro, viveva in hotel a 4 stelle. A spese dello Stato

Lucky Awelima, nigeriano fermato per Pamela Mastropietro, viveva in hotel a 4 stelle. A spese dello Stato
Lucky Awelima, fermato per Pamela Mastropietro, viveva in hotel a 4 stelle. A spese dello Stato (foto Ansa)

MACERATA – Lucky Awelima, uno dei nigeriani fermati per l’omicidio di Pamela Mastropietro, dormiva da mesi in un albergo a 4 stelle. L’hotel Recina si trova tra Macerata e Montecassiano e di questo soggiorno dà notizia il Giornale.

Nino Materi scrive che il nigeriano era lì come rifugiato, a spese dello Stato italiano. Il giornalista riferisce di aver provato a mettersi in contatto con l’albergo in questione ma di non aver ricevuto né la conferma né la smentita che Awelima si trovasse lì prima del tentativo di fuga verso la Svizzera (è stato fermato a Milano):

Si scopre oggi che Lucky Awelima, 27 anni, da più di un anno (dopo essere sbarcato in Sicilia con lo status di «profugo di guerra») alloggiava a spese dello Stato italiano in un resort che le recensioni su TripAdvisor indicano di «ottimo livello» sotto ogni profilo: servizi, accoglienza, menù, stanze. Qui un pernottamento costa circa 100 euro al giorno. Gratis per i clienti speciali come Lucky Awelima. Lui infatti era formalmente «un perseguitato politico» che l’Italia proteggeva dalle violenze del suo Paese, la Nigeria. Ma alla luce delle accuse che ora gli vengono mosse, c’è il fondato sospetto che Awelina sia più un carnefice che una vittima.

A incastralo nell’atroce delitto di Pamela, più che le testimonianze dei suoi due connazionali in galera, sono le tracce del cellulare che lo «posizionano» nel giorno dell’omicidio di Pamela proprio in via Spalato dove c’è l’abitazione di Oseghale, teatro dello scempio del corpo della ragazza. I responsabili dell’hotel Recina saranno presto interrogati per verificare la fondatezza o meno dell’alibi indicato da Awelima, il quale sostiene di «non essersi mai allontanato dall’hotel il 30 gennaio», giorno in cui si è consumata l’orribile fine di Pamela.

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