Bisignani: i verbali di Napoli.. Da Papa a Santanchè, “Ecco il mio mondo”

Pubblicato il 29 Ottobre 2011 - 16:48| Aggiornato il 30 Ottobre 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Luigi Bisignani avrebbe saputo di essere intercettato da John Woodcock già dal novembre del 2010. Lo dimostra, secondo ‘Il Fatto Quotidiano’, un’intercettazione del 15 novembre 2010 in cui Bisignani, al telefono con il ministro Stefania Prestigiacomo, diceva: “Dobbiamo stare attenti ai telefoni perché a Letta gli ho chiesto mo stamattina: pare del fatto … dicono che Woodcock ci sta controllando i telefoni a me e a lui (…)”. Prestigiacomo si allarmava: “Come fai a sapere che tu hai l’utenza (…) ma tu non lo senti il fruscio?(…) e quindi e perché Woodcock a te ti controlla?”. L’altro risponde di non saperlo ma non tranquillizza l’interlocutrice: “Mamma mia ma come si può vivere così? (…) Se escono le intercettazioni con me mi rovini”.

‘Il Fatto Quotidiano’ pubblica anche i verbali di due interrogatori dello stesso Bisignani davanti ai pm di Napoli risalenti al 3 e al 14 marzo 2011. Interrogatori in cui Bisignani parlava delle persone con cui era in contatto. Ora, ricordiamo, Bisignani, accusato di corruzione, concussione, falso e rivelazione di segreto ha chiesto di patteggiare davanti al Tribunale di Napoli.

Primi passi. “Mio padre – avrebbe detto Bisignani nell’interrogatorio, secondo ‘Il Fatto Quotidiano’ – era un dirigente della Pirelli che è morto quando avevo 16 anni. Lasciandomi appunto molte relazioni con Andreotti, Stammati (allora ministro del Tesoro ndr) e con altri. (…) Da cronista dell ’ Ansa conobbi Gelli che mi dava notizie, tant’è che io diedi la notizia della perquisizione di Castiglion Fibocchi.

Il rapporto con Papa. “Ho conosciuto Papa perché frequentava il mio amico Filippo Troia. Allora, Papa era il vice capo di Gabinetto del ministro Castelli (…) Papa si proponeva e mi proponeva continua notizie (…) In cambio a me il Papa chiese di appoggiare la sua candidatura alle elezioni del 2008 (…) effettivamente ne parlai con Verdini che compilò le liste. Il Papa fu sicuramente appoggiato da Pera e Castelli. (…) A proposito del Verdini tengo a precisare che iniziò a stringere i suoi rapporti col Papa da quando il Papa cominciò a proporre il suo interessamento e la sua possibilità di intervento sulle vicende giudiziarie che riguardavano lo stesso Verdini (…) Il Papa sempre attraverso di me si propose di prendere notizie ed intercedere anche sulle vicende giudiziarie riferite a Masi per ciò che riguarda la Procura di Trani. Il Papa mi disse di aver acquisito informazioni rassicuranti e io le girai al Masi”.

Bisignani, scrive ‘Il Fatto’, avrebbe parlato anche di una “fidanzata di Papa”:  “La Luda (Ludmyla Spornyk ndr.) a cui facciamo riferimento nelle telefonate è un’amica Ucraina del Papa che io ho aiutato a far assumere all’Eni per tramite di Lucchini”.

Bocchino. Altro passaggio riportato dal ‘Fatto’: “Un giorno Italo Bocchino, mio caro amico, mi disse di aver appreso che Papa era indagato a Napoli e che c’era un’indagine e delle intercettazioni che riguardavano alcune schede telefoniche procurate e diffuse dal Papa (…)”.

Santanchè: “La Santanché – avrebbe poi detto Bisignani – si trovò in un momento di difficoltà quando il segretario di A. N., Fini, la esautorò da tutti gli incarichi (…) Le suggerii di approdare nelle fila de “La destra” (…) il mio consiglio si rivelò sbagliato perché Berlusconi non permise l’apparentamento elettorale (…) Berlusconi, con cui avevo parlato, mi aveva promesso che l’apparentamento ci sarebbe stato (…)”.

E ancora: “La Santanché non venne eletta e io mi spesi per farla prima riavvicinare al Pdl e poi farle avere un incarico di governo. Ne parlai con Verdini, con Letta e con Berlusconi (…) mi dissero che non c’erano problemi ma c’era il veto di Fini (…) mi impegnai a convincere i finiani a togliere questo veto. Presi contatti con La Russa, con Ronchi e soprattutto con Bocchino che infine, fu decisivo (…) durante un pranzo a Montecitorio, presenti sicuramente Fini e Berlusconi, Bocchino annunciò che era stato tolto il veto alla Santanché, Fini annuì”.

Masi: “Ribadisco – avrebbe poi detto, secondo ‘Il Fatto’, che lo conosco fin dagli anni ’ 70. Masi ha sempre avuto il pallino di andare a fare il direttore della Rai (…) ebbi occasione di parlare anche con Berlusconi di tale sua aspirazione e gli dissi che secondo me Masi non aveva il carattere adatto per fare il direttore Rai, avendo un’ottima predisposizione per fare l’uomo delle istituzioni”.