Luigi Capasso, carabiniere barricato in casa con le figlie. “Non sentiamo più le voci delle bimbe”. Si sente uno sparo

Luigi Capasso, carabiniere barricato in casa con le figlie. "Non sentiamo più le voci delle bimbe"
Luigi Capasso, carabiniere barricato in casa con le figlie. “Non sentiamo più le voci delle bimbe”

LATINA – “Non si sentono più le voci delle bambine” dall’appartamento di Collina dei Pini, a Cisterna di Latina, dove il carabiniere Luigi Capasso è barricato in casa da ore con le figlie, dopo aver sparato alla moglie Antonietta Gargiulo. Si è sentito anche un forte rumore, forse uno sparo.

Lo raccontano i vicini di casa della donna, braccata all’alba in garage dal marito, dal quale si stava separando. Gli stessi vicini che alle 5 del mattino l’hanno soccorsa: “Abbiamo sentito i colpi di pistola e ci siamo affacciati”, ha raccontato una testimone che abita nella palazzina di fronte. “La signora si lamentava, era a terra cosciente e ci ha detto che era stato il marito. Ci ha anche detto che le aveva preso la borsa e che temeva per le figlie. Abbiamo chiamato i carabinieri e l’ambulanza che sono arrivati in pochi minuti”.

Capasso, 44 anni, avrebbe atteso che sua moglie si recasse in garage per prendere l’auto e andare a lavoro. Lì le ha sparato con la pistola d’ordinanza: cinque colpi di cui tre l’hanno raggiunta alla mandibola, alla scapola e all’addome. Poi le ha preso le chiavi di casa è salito nell’appartamento in cui dormivano le figlie di 8 e 12 anni e si è barricato in casa tenendole in ostaggio.

E’ proprio a loro che sono rivolte ora tutte le preoccupazioni. “Non sentiamo più voci le voci”, dicono i vicini. La stessa circostanza è confermata in ambienti dei carabinieri mentre tutto intorno alla palazzina si è schierato un cordone di forze dell’ordine, sul posto sono arrivati anche i corpi speciali.

In mattinata hanno cercato di fare entrare la suocera di Capasso nell’appartamento, con indosso un giubbotto antiproiettile, per convincerlo ad arrendersi. La donna, però, ha avuto un malore ed è tornata indietro. Le trattative sono in corso con un mediatore.

E’ stato staccato, a scopo preventivo, il gas in tutta la palazzina. E pure la scuola elementare Bernardini, che si trova di fronte al palazzo è rimasta chiusa.

Le trattative procedono serrate, con i carabinieri che si avvicendano sul terrazzo di un appartamento di fronte per cercare di convincere il sequestratore ad arrendersi. Ad un certo punto si è udito un rumore forte, forse uno sparo. I contatti sono stati sospesi e tutti i presenti sono stati allontanati.

I MESSAGGI DEGLI AMICI SU FACEBOOK

“Consegnati”, gli scrivono amici e colleghi su Facebook. “Sono le tue splendide figlie lasciale andare e consegnati ai colleghi, potrai tranquillamente parlare, fallo stai sereno”, si legge in uno delle decine di messaggi lasciati sulla sua bacheca.

“Consegnati – scrive un altro – Pagherai per quello che hai fatto, però la vita potrà ancora sorriderti. Fai un gesto di coraggio, lascia le ragazzine e consegnati”. E ancora: ” I bambini non meritano questa tua frustrazione, mettili al sicuro. Può finire al meglio, sconterai la tua pena e vivrai di vergogna”. I messaggi sono tutti dello stesso tenore: “Lascia le bimbe. Apri quella porta e lasciale vivere. Te lo chiediamo, pregandoti. Devono vivere. Lasciale subito”.

IL POST PREMONITORE DEL 10 FEBBRAIO

Scorrendo la bacheca di Luigi Capasso si scopre anche quella che sembrerebbe una frase premonitrice. Era il 10 febbraio quando l’appuntato scriveva: “Non dire mai ‘a me non accadrà’, ‘io non lo farei mai’, perché la vita sa essere imprevedibile e nessuno è immune da certe cose. Tutto capita anche quello che mai avresti immaginato”.

In un altro post del 7 gennaio riportava una citazione: “A volte ti prende la voglia di diventare cattivo, ma purtroppo lo dici ma poi non lo fai, per il semplice motivo che cattivi si nasce”. E ancora: “Il tempo e la pazienza possono più della forza e della rabbia”.

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