Luigi Capasso, il carabiniere barricato si è ucciso. Le figlie sono morte

Luigi Capasso, il carabiniere barricato si è ucciso. Le figlie sono morte
Luigi Capasso, il carabiniere barricato si è ucciso. Le figlie sono morte

LATINA – Si è tolto la vita Luigi Capasso, il carabiniere di 44 anni che all’alba di mercoledì 28 febbraio ha sparato alla moglie, Antonietta Gargiulo, per poi barricarsi in casa con le figlie a Cisterna Latina. Nell’appartamento sono state trovate morte anche le due ragazzine, di 8 e 14 anni.

Alla fine, dopo 9 ore di estenuanti trattative, i carabinieri hanno fatto irruzione nella casa, dove l’uomo teneva in ostaggio le figlie, dopo che da circa un’ora non avevano più contatti con lui. Si è sentito anche un forte rumore, probabilmente uno sparo che ha subito lasciato presagire il peggio.

Una tragedia nella tragedia, cominciata all’alba di questa mattina quando Capasso, 44 anni originario di Napoli e appuntato in servizio a Velletri, ha smontato da lavoro ed è andato a Collina dei Pini, a casa della moglie da cui si stava separando. L’ha aspettata in garage, mentre usciva per andare a lavoro e le ha sparato con la pistola di ordinanza: 5 colpi, di cui tre l’hanno raggiunta alla mandibola, alla scapola e all’addome. Poi le ha preso le chiavi di casa, è salito nell’appartamento in cui ancora dormivano le figlie di 8 e 12 anni e si è barricato dentro tenendole in ostaggio.

La donna, in condizioni gravissime, è stata soccorsa dai vicini e portata in eliambulanza all’ospedale San Camillo di Roma. Mentre tutto intorno alla palazzina si è formato un cordone di forze dell’ordine per cercare di arginare la situazione. E’ stato staccato, a scopo preventivo, il gas in tutta la palazzina. E pure la scuola elementare Bernardini, che si trova di fronte al palazzo è rimasta chiusa.

Non è servito l’intervento della suocera di Capasso, con indosso un giubbotto antiproiettile, che i carabinieri hanno cercato di fare entrare nell’appartamento, poi tornata indietro a causa di un malore. Non sono bastati tutti gli appelli di amici e colleghi su Facebook per risparmiare almeno le bambine.

“Consegnati”, gli scrivevano. “Sono le tue splendide figlie lasciale andare e consegnati ai colleghi, potrai tranquillamente parlare, fallo stai sereno”, si legge in uno delle decine di messaggi lasciati sulla sua bacheca.

“Consegnati – scriveva un altro – Pagherai per quello che hai fatto, però la vita potrà ancora sorriderti. Fai un gesto di coraggio, lascia le ragazzine e consegnati”. E ancora: ” I bambini non meritano questa tua frustrazione, mettili al sicuro. Può finire al meglio, sconterai la tua pena e vivrai di vergogna”.

E poi ore di trattative, con i carabinieri che si avvicendavano sul terrazzo di un appartamento di fronte per cercare di convincere il collega sequestratore a consegnarsi. Ad un certo punto si è udito un rumore forte, forse uno sparo. I contatti sono stati sospesi e tutti i presenti sono stati allontanati. Capasso si è tolto la vita e prima si era ripreso anche quella delle due figlie che aveva generato.

IL POST PREMONITORE DEL 10 FEBBRAIO

Scorrendo la bacheca di Luigi Capasso si scopre anche quella che sembrerebbe una frase premonitrice. Era il 10 febbraio quando l’appuntato scriveva: “Non dire mai ‘a me non accadrà’, ‘io non lo farei mai’, perché la vita sa essere imprevedibile e nessuno è immune da certe cose. Tutto capita anche quello che mai avresti immaginato”.

In un altro post del 7 gennaio riportava una citazione: “A volte ti prende la voglia di diventare cattivo, ma purtroppo lo dici ma poi non lo fai, per il semplice motivo che cattivi si nasce”. E ancora: “Il tempo e la pazienza possono più della forza e della rabbia”.

 

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