Luigi Compiano, il “metodo” secondo Massimo Schiavon: “Prendi i soldi e portameli in sede”

guardia_di_finanza_lp (1)TREVISO – Ieri (10 ottobre) Luigi Compiano e il suo legale, l’avvocato Barolo, si sono presentati presso il Tribunale di Treviso per l’interrogatorio fiume del sostituto procuratore Massimo De Bortoli. Un interrogatorio fiume, durato quattro ore e mezza.

Chi è Luigi Compiano? Yatch, Rolls Royce, Harley Davidson: questi i “regali” per 100 milioni di euro che Luigi Compiano, titolare della Nes, si sarebbe concesso a spese di banche, fisco e clienti. Compiano, titolare della North East Service, azienda di trasporto e custodia valori di Silea, in provincia di Treviso, è indagato con l’accusa di truffa.

Ieri le rivelazioni di Massimo Schiavon. “Una ricostruzione chiara” quella di Massimo Schiavon, entrato nell’azienda della famiglia di Compiano poco più che ventenne.

Ecco le rivelazioni secondo la Tribuna di Treviso:

Schiavon è sempre rimasto un «semplice» lavoratore subordinato e, in quanto tale, privo di autonomia decisionale e sottoposto agli ordini dei suoi superiori. Ordini che, piacessero o meno, fossero condivisi o meno, dovevano essere eseguiti se rientranti nell’ambito delle proprie mansioni. Soprattutto, poi, se quegli ordini arrivavano direttamente dalla stanza dei bottoni, da Luigi Compiano in persona. Che – è la versione di Schiavon – lo contattava periodicamente chiedendo sempre la stessa cosa: il trasferimento di una certa quantità di mazzette dal caveau di via Belvedere a Silea agli uffici direzionali di via Roma. Schiavon eseguiva: incaricava a sua volta un sottoposto di entrare nel caveau e di prelevare la somma indicata portandola in Sala Conte. Schiavon riceveva il denaro, firmava la ricevuta (passaggio significativo) e inseriva nel computer l’avvenuto prelievo con la dicitura «a direzione». Niente di occulto, tutto regolarmente registrato. A questo punto inseriva le mazzette in una busta a sua volta sistemata in una valigetta 24 ore e raggiungeva la sede Nes di via Roma. Luigi Compiano – secondo la ricostruzione – ritirava il denaro e consegnava l’assegno per l’importo relativo che valeva non tanto come titolo di credito, quanto piuttosto come ricevuta dei soldi prelevati. Schiavon tornava così nel fortino di via Belvedere facendo sistemare gli assegni nel caveau. Lì, infatti, i finanzieri hanno trovato i 29 titoli di credito quando, giovedì, hanno fatto scattare le perquisizioni.

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