Luigi Garofalo ha provato a suicidarsi in carcere. Elena Farina lo accusa di stalking

Luigi Garofalo ha provato a suicidarsi in carcere. Elena Farina lo accusa di stalking
Luigi Garofalo ha provato a suicidarsi in carcere. Elena Farina lo accusa di stalking (foto Ansa)

TORINO – Luigi Garofalo ha usato la lametta di un rasoio da barba usa e getta per tagliarsi le vene nel carcere di Torino. Scrive l’Ansa che ha tentato il suicidio il torinese di 46 anni accusato di atti persecutori nei confronti della moglie, che nelle ore precedenti la convalida dell’arresto si era detta preoccupata per la sua vita se l’uomo fosse stato scarcerato. “Basta con questa gogna mediatica, non ce la faccio più”, le parole pronunciate al suo avvocato, Fabrizio Bonfante, che lo difende dalle pesanti accuse nei suoi confronti. “Non è il mostro che è stato descritto”, aveva sostenuto il legale.

L’ex marito stalker, almeno come è stato dipinto dall’accusa, evidentemente non ha retto il peso di quel matrimonio finito tra le violenze dopo 23 anni. L’uomo era stato arrestato una prima volta lo scorso 8 marzo dopo che aveva puntato una pistola, forse una scacciacani, contro il figlio 19enne che, a suo dire, prendeva le parti della madre. E una seconda volta mercoledì scorso, dopo che, uscito dal carcere e messo ai domiciliari, si era recato al bar di famiglia nel quartiere torinese di Barriera di Milano.

“Ha minacciato di ammazzarmi. Di farmela pagare. Non ce la faccio più, sono esausta. Se esce uccide me e mio figlio”, è stato l’allarme lanciato dell’ex moglie, Elena Farina, assistita dall’avvocato Antonio Foti. Il suo appello affinché quell’uomo, padre dei suoi figli, fosse lasciato una volta per tutte in cella – dopo quindici denunce – ha fatto il giro del Paese. “Spesso ci accorgiamo della violenza sulle donne troppo tardi”, ha commentato la sottosegretaria con delega alle Pari Opportunità, Maria Elena Boschi, la promessa che sarebbe venuta a Torino “per portarle l’affetto e la vicinanza di tutto il governo”.

Medicato nell’infermeria del carcere, ora l’uomo, che aveva scritto una lettera all’ex compagna per dirsi pentito, è sorvegliato a vista. Proprio oggi il suo avvocato ha depositato al tribunale del riesame una nuova richiesta di scarcerazione. “Non esistono gravi indizi di colpevolezza nei confronti del mio assistito – è la versione del difensore -. La donna dice che il mio cliente è uscito da carcere ed è andato a minacciarla, ma il suo racconto deve essere confermato. L’unica testimone della presunta aggressione di mercoledì scorso non ha sentito le minacce. E poi le esigenze cautelari possono essere soddisfatte anche con i domiciliari e il braccialetto elettronico”.

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