ROMA – Luigi Preiti ha recitato la parte di un “finto suicidio” non andato in porto? Qualche indizio spingerebbe a pensare questo, ed è ad esempio la tesi sostenuta anche da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera. Preiti, sostiene Sarzanini, aveva proiettili in tasca, indi per cui, “se avesse voluto, si sarebbe suicidato”.
La storia
Luigi Preiti spara davanti a Palazzo Chigi. Con i suoi proiettili colpisce due carabinieri, Giuseppe Giangrande e Francesco Negri. Giangrande è in fin di vita e rischia di restare paralizzato, Negri invece ha una frattura alla tibia.
Fermato, Preiti spiega: “Volevo fare un gesto eclatante, lo progettavo da giorni. E ho pensato che oggi fosse il giorno giusto per manifestare la mia rabbia contro le istituzioni: il governo stava giurando. Volevo sparare a un politico e poi togliermi la vita, ma sono rimasto senza colpi”.
I proiettili in tasca
Preiti aveva ancora dei proiettili in tasca e altri ancora nel marsupio quando è stato fermato. Quindi, sostiene qualcuno, avrebbe potuto ancora suicidarsi. Ma, è un’altra chiave di pensiero, il caricatore della pistola era scarico e non è detto che Preiti abbia avuto il tempo di caricarlo.
I commenti sono chiusi.