Venezia. Madre denuncia i pusher della figlia, quindici arresti

di Giacomo Perra*
Pubblicato il 12 Gennaio 2011 - 13:22| Aggiornato il 14 Gennaio 2011 OLTRE 6 MESI FA

C’è voluta la solerzia di una “mamma coraggio” per sgominare due bande di spacciatori attive nell’est del Veneto. L’ansia per la sorte della figlia tossicodipendente unita alle indagini di un carabiniere di quartiere ha portato infatti all’arresto di quindici persone. Tra queste, oltre a tre giovani residenti nel veneziano e a quattro extracomunitari, l’ucraino Roman Lytvyn, già fermato a settembre per possesso di eroina e in seguito rilasciato, capo della cellula operante nel capoluogo veneto e un algerino, leader del secondo gruppo che da Mestre riforniva il clan di Lytvyn.

Tutto parte lo scorso marzo quando l’attività di un agente fa emergere un traffico di droga nelle vicinanze del Sert di S. Donà di Piave. Nello stesso periodo una donna, controllando gli sms nel cellulare della figlia, scopre i contatti tra la ragazza e i suoi pusher, appunta i numeri salvati sul telefonino e denuncia tutto alle autorità. Parte così l’indagine dei carabinieri del comando provinciale di Venezia che permette di invidiare la rete di spaccio, principalmente di eroina, attiva tra Mestre e S. Donà nei centri di recupero per tossicodipendenti delle Usl. Uno di questi era frequentato proprio dalla figlia di “madre coraggio”.

Ieri mattina, su mandato della magistratura veneziana, gli arresti e una ventina di perquisizioni a carico di cittadini italiani e tunisini, tra cui alcuni clandestini. Resta ancora da chiarire la posizione di cinque persone.

*Scuola superiore di Giornalismo Luiss

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