MACERATA – Una città impaurita in attesa delle manifestazioni di sabato 10 febbraio. A Macerata l’aria che tira, il sentimento vero della gente, te lo racconta Luigi, il pizzaiolo lungo corso della Repubblica. “In questa settimana è successa qualunque cosa. Fino a dieci giorni fa, se dicevi che eri di Macerata, ti chiedevano ‘provincia di?’. Oggi Macerata la conoscono in tutto il mondo. Ma forse era molto meglio quando non la conosceva nessuno”.
Prima la morte orrenda di Pamela Mastropietro, poi la caccia al nero del fascio-leghista Luca Traini, ora la manifestazione con migliaia di persone in arrivo da tutta Italia: la città ha paura davvero. Perché quel che è stato non si può certo cancellare e allora l’unica cosa da fare è sperare che tutto finisca il più presto possibile. “Macerata città della pace” dice il cartello all’ingresso. Ma a piazza della Libertà la parola più pronunciata tra la gente è l’esatto contrario: “guerra”. Anzi, guerriglia. Come quella del G8 di Genova. Nei capannelli circola ogni tipo di voce, compresa quella che vorrebbe ragazzi in giro per i centri commerciali a comprare felpe nere con cappuccio e nessuna scritta.
“Me lo ha detto mia cugina – giura Augusto – lei lavora in uno dei negozi del ‘Valdichienti'”. Ma li ha visti? “Glielo ha detto una sua amica”. Quando esce dalla prefettura dopo l’incontro che ha sbloccato l’empasse, chiediamo al sindaco Romano Carancini se tutta questa paura non sia un po’ troppo esagerata. “Perché non è così?, non c’è questo rischio?”. Il primo cittadino ha chiuso scuole, musei, teatri. Sospeso anche i trasporti pubblici. La situazione, dice, “impone la necessità per l’amministrazione di fare propria la preoccupazione di tutte le famiglie”.
Solo nelle ultime ore la situazione si è sbloccata. Al Viminale, d’altronde, non avevano potuto far altro che raccogliere il senso di disagio e di paura della città, rappresentato dal sindaco nei giorni scorsi. E dunque l’input era quello di bloccare ogni tipo d’iniziativa. La scelta di un percorso ‘condiviso’ e la volontà di manifestare comunque di pezzi importanti della società italiana, hanno però consentito di dare il via libera. Che è arrivato con un comunicato ufficiale della Prefettura in cui si parla di un “sereno e responsabile confronto” con i promotori, che si sono impegnati “a garantire il carattere pacifico” del corteo. Dunque “non sussistono ragioni di ordine e sicurezza pubblica per un provvedimento di divieto” in quanto è stato concordato “un percorso che, pur non limitando il diritto di manifestare liberamente, non arreca grave disagio alla città già colpita dai recenti fatti di cronaca e dalle conseguenti polemiche”.
Il corteo partirà dai giardini di piazza Diaz, farà il giro delle mura e tornerà ai giardini, senza entrare in centro storico. Le stime parlano di 3mila-5mila persone provenienti dai centri sociali di tutta Italia. E ci sarà il mondo della sinistra. In veste ufficiale, semiufficiale e non ufficiale. Insomma: divisa, come sempre. Non ci sarà il Pd, che sarà invece in piazza il 24 a Roma, e ci sarà LeU, con Civati e Fratoianni. La Fiom, Emergency e l’Arci. L’Anpi Roma ma non l’Anpi Nazionale. “Gli antifascisti che vogliono aderire lo faranno a titolo personale – dice la presidente Carla Nespoli nell’ennesima assemblea a Macerata – Noi come associazione non ci saremo”. In piazza anche Karim Franceschi, l’italiano che ha combattuto con i curdi contro l’Isis per liberare Raqqa. “Sarò con tutti coloro che credono che rimanere in silenzio in questo momento sia quasi una dimostrazione di assenso”.
I primi a capire la paura della città sono stati proprio i promotori della manifestazione, i ragazzi dei movimenti antifascisti e antirazzisti e del centro sociale ‘Sisma’. Per tutto il giorno sono andati in giro per la città a parlare con i negozianti, con la gente. Chiedendogli di non tirare giù le saracinesche, domani. E, anzi, di scendere in piazza. “L’appello che facciamo a tutti è quello di venire a manifestare – dice Marco – non devono aver paura, non siamo noi quelli che fanno paura”.
“Il nostro intento – aggiunge Daniele Ciaffaroni, uno di quelli che ha partecipato alla riunione con il prefetto e le forze di polizia – era di fare una manifestazione pacifica per ribadire i valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo. E così sarà. E’ stato difficile ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Sono state dette molte cose che non dovevano essere dette in questa settimana, hanno voluto in tutti i modi far passare l’idea che fossimo dei violenti. Ma noi abbiamo dialogato con tutte le realtà nazionali di movimento e l’intenzione di tutti è quella di fare un corteo pacifico e antifascista. Su questo siamo stati sempre molto chiari”.
All’ora dell’aperitivo, bar e negozi si riempiono. Il tema dei discorsi è cambiato leggermente: prima era il corteo non autorizzato, ora è il corteo autorizzato. “La paura è tanta, inutile negarlo – dicono da ‘Talmone dal 1920’, un negozio di ceramiche su corso della Repubblica – domani saremo chiusi”. E non saranno i soli. Persino le messe e il catechismo sono stati sospesi. “Ci auguriamo che tutti coloro che arriveranno in città – dicono dalla diocesi del vescovo Nazareno Marconi – siano animati da sentimenti autenticamente democratici e da intenzioni pacifiche dando voce a una protesta civile e senza mettere in alcun modo a repentaglio l’incolumità delle persone e l’integrità di cose ed edifici”.