Macerata, Luca Traini in isolamento. Legale: “Incapace di intendere”

Macerata, Luca Traini in isolamento. Legale: "Incapace di intendere"cere. In casa trovato il Mein Kampf
Macerata, Luca Traini in isolamento. Legale: “Incapace di intendere”

MACERATA – Luca Traini è stato portato in carcere per le sparatorie di Macerata, lo stesso carcere in cui si trova Innocent Osenghale. L’uomo che ha aperto il fuoco per le strade di Macerata si trova in isolamento e deve rispondere di strage aggravata da razzismo. Ora dopo ora il ritratto di questo ragazzo di 28 anni di Tolentino prende nuove e preoccupanti tinte. Sul tavolo di casa, lasciato in bella vista, gli investigatori hanno trovato il Mein Kampf. Lui, in carcere, non mostra rimorso ma va avanti a testa alta e sguardo fiero, mentre il suo avvocato difensore parla di momentanea incapacità di intendere e di volere.

“Non si è pentito neanche un istante”, dicono gli investigatori che lo hanno fermato e interrogato. “E’ lucido e determinato, non ha fatto passi indietro, non ha cambiato versione”. Trasferito nel carcere di Ancona, Luca Traini spiega di aver aperto il fuoco sui migranti dopo aver sentito la notizia della morte di Pamela Mastropietro alla radio:

“Ero in auto, stavo andando in palestra. Ho acceso la radio e ho sentito per l’ennesima volta la storia di Pamela. Ho sentito come un impulso irrefrenabile e ho deciso di agire: sono tornato indietro a casa, ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola. Poi sono uscito per ucciderli tutti”.

Ha anche annunciato i suoi propositi al bar dove si è fermato a prendere il caffè, come fosse un sabato qualunque. “Ora vado a fare una strage”. Oltre al libro di Adolf Hitler, i carabinieri hanno trovato a casa della madre un testo sulla storia della Repubblica sociale italiana, un manifesto della Gioventù fascista, una bandiera nera con la croce celtica.

Una strage, dunque, che solo per un miracolo non è riuscita. Non solo, infatti, nessuno dei sei feriti è stato colpito in maniera mortale, ma Traini non ha neanche esploso tutti i colpi che si era portato dietro, tanto che i carabinieri hanno trovato in auto altre decine di proiettili.

Proprio per questo motivo il procuratore Giovanni Giorgio ha modificato il reato ipotizzato da tentato omicidio plurimo a strage aggravata dalla finalità di razzismo, oltre a contestargli il porto abusivo di armi e altri reati. Confermato, inoltre, che non c’è alcun collegamento, passato o presente, tra i sei feriti e Traini e tra i migranti presi di mira e Innocent Oseghale, il presunto assassino di Pamela.

In attesa dell’interrogatorio di garanzia che ci sarà probabilmente lunedì 5 febbraio, Traini è stato dunque rinchiuso in isolamento ed è controllato a vista: nello stesso carcere dove si trova proprio Oseghale. Ma lontano da lui e dagli altri detenuti di colore. Al momento non ha detto una parola e forse davanti al Gip deciderà di cambiare versione, di tentare in qualche modo di ‘ammorbidire’ la sua posizione. O almeno questo sarà il tentativo del suo legale, Giancarlo Giulianelli, che ha annunciato che chiederà una perizia psichiatrica:

“Il gesto si pone al di là di qualsiasi logica: la morte di pamela ha creato un blackout totale nella sua mente. Un blackout che potrebbe configurare l’incapacità di intendere e di volere al momento del gesto”.

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