Madonna di Schio, 30 anni di mistero: le inchieste e i dubbi sulle visioni di Baron

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Marzo 2015 - 06:51 OLTRE 6 MESI FA
Madonna di Schio, 30 anni di mistero: le inchieste e i dubbi sulle visioni di Baron

Renato Baron e la Madonna di Schio

SCHIO, VICENZA – Il mistero delle apparizioni della Madonna di Schio dura da trent’anni esatti, fra pellegrinaggi, dubbi della Chiesa e inchieste della magistratura. Da quel 25 marzo del 1985 in cui Renato Baron vide la vergine Maria nella chiesetta sul Colle di San Martino in via Aste a Schio. Leggi anche: la Madonna e Gesù nel cielo di Calabria.

Un giorno che cambiò per sempre la vita di Baron, ex casellante ed assessore comunale, nonché segretario della Dc cittadina. E che cambiò Schio, che è rimasta meta di pellegrinaggio anche dopo la morte di Baron, passato a miglior vita all’età di 71 anni il 2 settembre 2004. Il Gazzettino riporta il programma della giornata del trentennale:

È sobrio il programma del trentennale del 25 marzo: alle 11 la messa al Cenacolo di Preghiera di via Tombon, preceduta dal saluto di Gino Marta, presidente dell’associazione Opera dell’Amore. Nel primo pomeriggio e alla sera, alle 15 e alle 21, la Via Crucis al Monte di Cristo, dove per qualche istante si farà memoria dei numerosi momenti in cui la Madonna, Regina dell’Amore, si manifestò a Renato Baron. Sotto attese a Schio alcune migliaia di persone.

Dietro tutto c’è il movimento mariano Regina dell’Amore, nato nel febbraio 1987 e cresciuto in Italia, Europa, Africa e Sudamerica con i gruppi di preghiera “Maria Regina dell’Amore”. Sempre il Gazzettino informa che

La realtà mariana di San Martino sostiene e promuove iniziative di carità in Africa (Kenya in particolare), Asia e America Latina. Si è dotata inoltre di alcuni strumenti della comunicazione come Radio Kolbe che trasmette localmente in Fm, via satellite in Europa e in tutto il mondo via internet.

Ma sull’associazione, sulle visioni di Baron e sulla Madonna di Schio ci sono state le perplessità della Chiesa, che ha giudicato “non soprannaturale” quanto successo nel Comune Vicentino:

Il Vescovo di Vicenza, Mons. Arnoldo Onisto, costituì una commissione teologica per studiare le apparizioni a Renato Baron, e lui stesso ebbe diversi colloqui con il veggente. Il successore, Mons. Pietro Nonis, a conclusione dell’accertamento mandò l’incartamento alla Congregazione per la Dottrina della fede, col suo personale parere negativo, parere che espresse a mezzo stampa.

Mons. Nonis, in un documento del 15 giugno 1998, ha dichiarato che “lo stato attuale del discernimento ecclesiale non consente di attribuire un carattere soprannaturale ai fenomeni che si sarebbero verificati a S. Martino di Schio, e che restano quindi proibiti pellegrinaggi e celebrazioni legate ad essi”. Nello stesso documento, Mons. Nonis, ha comunque precisato che poiché intende “assicurare ai membri del Movimento Regina dell’Amore la possibilità di vivere una spiritualità mariana autentica e fondata sulla comunione ecclesiale” ha deciso di nominare un sacerdote diocesano come assistente spirituale del movimento.

Il 25 marzo 1999, dopo la Santa Messa celebrata presso il Cenacolo di Preghiera, il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è stato riposto stabilmente nel nuovo Tabernacolo come ulteriore segno di comunione tra il “Movimento Mariano Regina dell’Amore” e la Diocesi di Vicenza.

Oltre alla reazione negativa della Chiesa c’è stato anche l’interessamento della magistratura, che ha indagato sui conti del Movimento Mariano. Scrisse Giorgio Cecchetti nel 1989 su Repubblica:

La Madonna che il santone Renato Baron, ex assessore democristiano di Schio, e i suoi discepoli, dicono appaia con cadenza quasi settimanale a San Martino, piccola frazione in provincia di Vicenza, non è proprio immacolata. Tanto che nei giorni scorsi il pretore di Schio, Antonino Abrami, ha inviato trentasette ordini di comparizione ad altrettanti dirigenti e soci dell’Opera dell’Amore, per la maggior parte noti imprenditori e professionisti vicentini. I reati di cui dovranno rispondere sono truffa, appropriazione indebita e abuso della credulità popolare. Al magistrato interessa la gestione dei fondi raccolti dall’opera di beneficienza che è nata per gestire gli aspetti logistici connessi alle apparizioni mariane. Nonostante lo stesso vescovo di Vicenza Pietro Nonis avesse più volte sconfessato l’organizzazione, fedeli arrivavano a migliaia al piccolo colle di San Martino per osservare Baron rapito dall’estasi delle visioni. E naturalmente attorno a lui era nata una vera e propria struttura organizzativa e finanziaria.

Al pretore di Schio in seguito erano cominciate ad arrivare alcune denunce e così il magistrato ha incaricato un ispettore della Banca d’Italia, Renzo Pastò, di compiere una perizia sulla gestione delle offerte dei fedeli da parte dell’associazione. Nei giorni scorsi il perito ha consegnato le sue conclusioni, che non fanno certo onore ad un organismo che dichiara di avere come primo scopo quello della beneficenza. L’esperto finanziario parla di gravi trasgressioni contabili.

Stando ad indiscrezioni, l’ispettore della Banca d’ Italia avrebbe scritto che a fronte di un miliardo e mezzo di entrate ufficiali registrate nella contabilità dell’associazione, vi sarebbero stati ben 260 milioni (in nero), finiti su libretti al portatore intestati a nomi fasulli del tipo Maria Regina, Maria Vergine e così via. Il perito, inoltre, avrebbe scoperto che appena lo 0,19 per cento di quel miliardo e mezzo di offerte, cioè 3 milioni, sarebbe finito nelle mani di bisognosi, mentre i due terzi delle entrate, vale a dire ben 968 milioni, sarebbero stati impiegati per l’acquisto di terreni e fabbricati, infine il rimanente sarebbe stato investito in Bot e Cct.

Il pretore di Schio, insomma, avrebbe messo le mani su un colossale inganno ordito alle spalle di centinaia di migliaia di persone che, in buona fede e credendo in quello che raccontava loro Baron, sono salite devotamente per quattro anni ai colli di San Martino a visitare il luogo delle apparizioni e ad aprire il portafoglio. Oltre all’ex assessore dello scudo crociato gli ordini di comparizione hanno raggiunto l’ex calciatore del Vicenza Toto Rondon, i fratelli Giampaolo e Valentino Brazzale di Thiene, titolari dell’Alpilatte, il secondo gruppo caseario italiano, Angelo Mastrotto, noto imprenditore conciario di Arzignano, Mario Spezzapria, proprietario di una grande azienda siderurgica di Velo D’Astico, la Forgital, Lelio Luigi Marta, attivo a Schio nel settore tessile, il chirurgo Giuseppe Agostini, l’ex comandante dei vigili ed il suo vice Giovanni Dalla Molle e Giulio Grizzo. Gli inquirenti, infine, hanno scoperto che la Madonna usava il profumo di Yves Saint Laurent. Questo era l’odore di rose che aleggiava sul colle ad ogni apparizione. Usavano il Paris, in vendita a 88 mila lire a boccetta in tutte le profumerie. Gli amici di Baron lo spargevano sul colle prima dell’arrivo dei poveri pellegrini.

Tre anni più tardi si hanno tracce della vicenda sul Corriere della Sera:

Trentasei persone coinvolte in un’inchiesta della magistratura vicentina su una vicenda di presunte apparizioni della Madonna sul colle di San Martino di Schio (Vicenza) sono state rinviate a giudizio ieri dal giudice delle indagini preliminari Massimo Gerace con l’accusa di abuso della credulità popolare a mezzo stampa. L’ex segretario di una sezione vicentina della Dc Renato Baron, il veggente che sosteneva di vedere e parlare periodicamente con la Madonna, e gli altri 35 soci dell'”Opera dell’amore”, l’associazione che si occupava dei pellegrinaggi sul luogo delle presunte apparizioni, dovranno comparire in tribunale a Vicenza per la prima udienza il 29 aprile. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal magistrato in contrasto con il parere del pm Marcello Colasanto che aveva chiesto il proscioglimento dei 36 imputati. Nel secondo troncone dell’ inchiesta, queste stesse persone sono state rinviate a giudizio dalla corte d’appello di Venezia per appropriazione indebita aggravata. Gli imputati, tra cui vi sono imprenditori, professionisti, insegnanti e impiegati, sono accusati di essersi appropriati di somme di denaro provenienti dalle offerte dei cittadini e destinate all'”Opera dell’amore”. Le presunte apparizioni mariane, cominciate nel 1985, richiamano ancora oggi migliaia di fedeli che continuano a recarsi in cima al colle dove Baron sostiene di incontrare la Madonna.

Questa era la versione di Baron, riportata dal sito “Profezie per il Terzo Millennio”:

Renato, il 20 marzo 1985, fu turbato da un sogno inquietante nel quale un demonio urlante lo perseguitava all’interno di una casa cadente. Renato descrive così il sogno : “Mi sognai di essere coinvolto in un vortice di vento, dentro ad un ampia stanza. La casa era diroccata, ma con il tetto ben chiuso. Mi pareva che il demonio mi serrasse la gola fino a soffocarmi: io ho preso tanta paura che mi sono inginocchiato ed ho gridato forte: Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria! In quel momento si è squarciato il muro ed ho visto la Madonna di Monte Berico…Io mi recavo al suo Santuario a Vicenza due o tre volte l’anno, ma senza una devozione particolare. Alla sua vista mi sentii liberato, ritrovando subito la mia tranquillità di sempre”. Tutto ciò accadde durante il sonno.

Nelle due notti seguenti, Renato Baron sognò la Vergine, insieme a San Giuseppe, che gli disse “Io devo parlarti, vieni a trovarmi nella tua chiesa”. La chiesa era appunto quella di San Martino. La Madonna definì il santuario “tua chiesa”, perché Renato Baron fin da giovane aveva l’abitudine di recarvisi per pregare e per mantenerla in ordine.

Renato, un po’ inquieto per il sogno del 25 marzo, si recò nella chiesa e, inginocchiatosi in un banco davanti alla statua della Madonna del Rosario, iniziò a recitare il Rosario. Improvvisamente qualcosa di straordinario accadde: “Mi sono sentito il corpo morire” – racconta Renato Baron – “e svanire l’anima…Non vedevo più niente intorno a me, non sentivo più niente”. La statua della Vergine con il Bambino si mise a parlare, a muoversi, come se fosse viva. Le vesti parevano muoversi e Lei sorrideva con occhi bellissimi. La Madonna si rivolse a Renato dicendo: “Ti aspettavo anche ieri. Da oggi in poi verrai sempre qui, perché devo parlare con te di tante cose e poi… scriverai, ma intanto aspetta. Vieni domani e ti dirò il resto”. Renato, terminata l’apparizione, rimase così sconvolto che scappò via, dimenticando anche di chiudere la porta a chiave.

Il giorno dopo ritornò alla chiesetta per chiudere la porta, ma si trattenne per pregare. Dopo aver iniziato a pregare, cadde nuovamente in estasi. Renato racconta: “Mi inginocchiai davanti alla statua e cominciai a pregare. Feci delle letture e allungavo la preghiera per portare avanti il colloquio con Dio, augurandomi che non avvenisse quello che era successo il giorno prima…per non vedere le medesime cose… insomma avevo paura… invece Maria venne un’altra volta. Mi sentii nuovamente morire, uscire da me lo spirito…”. In quell’occasione Maria gli disse: “Sono Io, sono Maria, sono la Madonna, sono Io che ti parlo veramente, prendi sul serio quanto ti dico e d’ora in poi scriverai tutte le mie parole. Ti preparerò. Un giorno parlerai, ma intanto devi aspettare, devi preparare il tuo spirito, perché faremo un cammino di Fede. Ti preparerò degli amici, degli apostoli che amano Maria. Te li manderò Io e farai molta strada con loro, perché noi insieme dovremo convertire tante anime e portarle a Gesù”. “Quel giorno, quando tornai in me stesso, non fuggii più, ma avevo una grande gioia dentro di me” – spiega Renato.

Il veggente andò alla porta del campanile con l’intenzione di suonare la campana, per fare conoscere a tutti quello che gli era successo. Per fortuna la porta del campanile era chiusa e dovette limitarsi a gridare al vento la propria felicità. Poi ritornò verso la porta della chiesetta ma non aveva il coraggio di entrare. Dopo si inginocchiò sulla soglia piangendo di gioia e pregando.

Renato avrebbe voluto raccontare a tutti quello straordinario evento, ma, rispettando la volontà della Vergine, si limitò a parlarne alla moglie: “Rita, ho un peso dentro di me… devo parlare, dirlo a qualcuno, ma non ne ho il coraggio…”. La moglie gli rispose: “Da alcuni giorni ti vedo sconvolto. Se hai difficoltà di parlare ad altri, dillo a tua moglie… sono più di vent’anni che viviamo assieme…”.

Sollecitato da queste parole, Renato raccontò tutto nei minimi particolari, cercando di essere quanto più obiettivo possibile. Rita rimase pensosa, non sapeva se prendere sul serio fatti tanto straordinari, ma d’altra parte conoscendo bene il marito, il suo equilibrio e la sua fede, ammise anche che un’apparizione avrebbe potuto essere possibile. Ma improvvisamente nella mente della moglie si fece strada il dubbio che si potesse trattare di una manifestazione demoniaca. Turbata da simile possibilità, dopo un momento di silenzio, disse:

“Forse ti potresti sbagliare… insomma non è possibile! In quella chiesetta hai fatto tanti lavori, hai anche trovato degli scheletri che hai ricomposto nella cripta… può darsi che qualche spirito si faccia vivo, che ci sia qualche cosa che non va… Se fossi in te, andrei con l’acqua santa e darei una benedizione a quel luogo”.

Renato accettò il consiglio della moglie. Andò alla chiesa dei frati con una bottiglietta, la riempì di acqua benedetta, poi si recò davanti alla statua della Madonna in San Martino. Renato racconta così ciò che gli accadde: “Misi l’acqua nell’apposito secchiello, poi mi portai davanti alla statua, reggendo il secchiello. Mi inginocchiai, intinsi la mano nell’acqua, ma come alzai il braccio per benedire, la mano che reggeva il secchiello si aprì, il secchiello cadde e l’apparizione disse:

“Sono Io che ti devo benedire. Sono Io che ti benedico. Non temere… sii prudente. Verrà il momento in cui saranno molti coloro che saliranno qui a pregare. Altri non ti crederanno. Sopporta, abbi fede e prega per loro”.
Da quel giorno, il 2 aprile 1985, Renato non ebbe più dubbi che era stata la Madonna a parlargli. A partire dal giorno dopo, il 3 aprile 1985, la Madonna affidò a Renato dei messaggi e lo invitò a scriverli per riferirli al mondo.

Il veggente iniziò ad annotare con regolarità i messaggi della Vergine. Inoltre per meglio dedicarsi alla sua missione, abbandonò gli incarichi politici che aveva come consigliere comunale e assessore a Schio. In quel periodo un vecchio amico, essendo venuto a conoscenza degli avvenimenti di cui Renato era protagonista, volle esser vicino ed aiutare quell’uomo, di cui conosceva l’integrità morale e la grande fede. In breve tempo ai due si unirono altre persone e nel mese di novembre si era formato già un bel gruppo, che ogni sera si riuniva a San Martino per recitare il Rosario in onore di Maria.