Il nuovo capomafia di Palermo sarebbe un insospettabile architetto: Giuseppe Liga

Un insospettabile architetto a capo della mafia siciliana al posto di Salvatore Lo Piccolo, l’ultimo grande padrino latitante finito in manette nel novembre 2007. Questa la tesi della procura di Palermo che ritiene di averne trovato le prove. Giuseppe Liga, 59 anni, reggente regionale del Movimento cristiano lavoratori, è stato arrestato all’alba di oggi, 22 marzo, dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria del capoluogo siciliano. Gli vengono contestate le accuse di associazione mafiosa ed estorsione: Liga avrebbe continuato a gestire il tesoro di Lo Piccolo, il boss palermitano che fra il 2006 e il 2007 aveva esteso il suo potere su tutta la città stringendo i commercianti e gli imprenditori nella morsa del racket.

Liga era indicato nei pizzini trovati nel covo del boss Lo Piccolo col numero 013. I finanzieri hanno anche arrestato Giovanni Angelo Mannino, 57 anni, cognato di Salvatore Inzerillo, uno dei padrini della vecchia guardia che fu ucciso nel 1981, all’inizio della guerra di mafia. L’arresto di Mannino conferma quanto ormai da mesi sta drammaticamente emergendo dalle indagini: dopo gli arresti e i processi che sembrano aver fiaccato i corleonesi di Riina e Provenzano, ai vertici di Cosa nostra sono tornati i “palermitani”, i mafiosi della vecchia guardia che negli ultimi vent’anni sono apparentemente rimasti ai margini dell’organizzazione, ma in realtà hanno curato lucrosi affari con gli Stati Uniti.

Nel blitz sono finite in manette altre due persone su ordine del gip Silvana Saguto: Agostino Carollo, 45 anni, e Amedeo Sorvillo, 57, due imprenditori palermitani che avrebbero fatto da prestanome a Liga nella società “Eu. te. co”, Euro tecnica delle costruzioni.

Le indagini, condotte dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Marcello Viola nonché dall’aggiunto Antonio Ingroia, erano partite quasi per caso, dopo alcune intercettazioni. Le voci che arrivavano dai segreti di Cosa nostra citavano un misterioso “architetto”. Poi, altri spunti sono arrivati dai pizzini ritrovati al momento dell’arresto di Lo Piccolo: si faceva ancora riferimento all’architetto e ad alcuni passaggi di denaro con i vertici della cosca di Tommaso Natale.

Giuseppe Liga è stato pedinato a lungo, i suoi incontri riservati con i fedelissimi di Lo Piccolo sono stati anche intercettati. Intanto, l’architetto proseguiva la sua vita da insospettabile professionista e soprattutto da cattolico impegnato. Il 2 giugno 2009, durante la campagna elettorale per le Europee, al suo telefono arrivò una telefonata dalla segreteria del presidente della Regione Raffaele Lombardo. Erano le 11,25. Alle 14,50, l’architetto fu fotografato dai finanzieri mentre entrava nella sede della presidenza della Regione. Si trattenne fino alle 15,25.

Scrivono i magistrati della Direzione distrettuale antimafia: “Le indagini hanno accertato che nel periodo in cui l’indagato aveva acquisito il ruolo di reggente del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo, Liga non ha trascurato il suo impegno politico pubblico con il Movimento cristiano dei lavoratori, dimostrando così la capacità di infiltrazione dell’organizzazione mafiosa nelle istituzioni”.

I misteri dell’architetto sono ancora tanti.  I collaboratori di giustizia più recenti lo indicano come il successore dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo alla guida del mandamento mafioso di Tommaso Natale-San Lorenzo, a Palermo. Le intercettazioni hanno confermato le rivelazioni dei pentiti.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie