PALERMO – Curò la vendita di alcuni appartamenti che fruttarono a Cosa Nostra i soldi per comprare il tritolo per uccidere il giudice Di Matteo nel dicembre del 2012: con questa accusa è finito oggi in manette Marcello Marcatajo, 69 anni, uno dei più noti avvocati di Palermo.
Marcatojo dovrà rispondere di riciclaggio con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione mafiosa, ed in particolare la cosca dell’Acquasanta.
Insieme a Marcatajo, ci informa Salvo Palazzolo su Repubblica, sono state arrestate altre otto persone.
L’ultima operazione dell’avvocato per conto dei boss sarebbe stata la vendita di una trentina di box, i cui introiti sarebbero serviti per finanziare l’attentato a Di Matteo, sollecitato dal super latitante Matteo Messina Denaro, come ha rivelato il pentito Vito Galatolo:
“Parte del denaro proveniente da quella operazione, 250 mila euro circa, li abbiamo utilizzati per acquistare l’esplosivo che doveva servire all’attentato per il giudice Di Matteo”.
Fra le altre persone arrestate c’è anche un ingegnere che frequentava spesso lo studio del legale, Francesco Cuccio. E poi Francesco e Angelo Graziano, parenti del boss in carcere Francesco Graziano. Sono finiti ai domiciliari il figlio di Marcatajo, Giorgio (accusato di aver collaborato con il padre nelle sue operazioni spregiudicate), la moglie di Francesco Graziano, Maria Virginia Inserillo, e due presunti prestranome, Giuseppe e Ignazio Messeri.
Spiega Salvo Palazzolo su Repubblica:
“Marcatajo temeva moltissimo le confessioni di Galatolo. “Chissà quanto resto ancora libero?”, ripeteva. E non sospettava di essere già intercettato. Sì, perché, prima ancora del pentimento del boss dell’Acquasanta, i finanzieri della Valutaria di Palermo diretti dal tenente colonnello Calogero Scibetta avevano scoperto il nome di Marcatajo in un pizzino sequestrato a casa del costruttore mafioso Vincenzo Graziano, il vice di Galataolo. E così, in gran segreto, erano state piazzate delle cimici nello studio dell’avvocato. Quelle cimici hanno registrato in diretta la confessione del professionista. Ad ogni articolo sui giornali, che raccontava di Galatolo e delle sue rivelazioni, Marcatajo commentava con alcuni fidati amici.
A volte, si vantava del suo ruolo di insospettabile complice dei boss: “Tutti quei signori – diceva dei mafiosi dell’Acquasanta – hanno attinto e attingono da questa minna, che è la mia… come denaro”. Altre volte, soprattutto negli ultimi mesi, aveva paura di finire presto in manette. Il legale era terrorizzato all’idea di essere ricollegato alla storia dei box svelata da Galatolo”.