X

Mafia, stralciata la posizione di Lombardo. E’ scontro in procura

di Maria Elena Perrero |14 Giugno 2011 10:07

CATANIA, 13 GIU – Il procuratore di Catania Michelangelo Patanè ha tolto ai pubblici ministeri l’inchiesta per mafia sul governatore della Regione Sicilia Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo.

”L’ipotesi di concorso esterno all’associazione mafiosa” avanzata nei confronti del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello, il parlamentare nazionale del Mpa Angelo, ”non avrebbe retto in sede di giudizio” perche quel reato ”fa giurisprudenza la sentenza di assoluzione della Cassazione nei confronti di Calogero Mannino”. E’ la ”motivazione giuridica” dei vertici della Procura di Catania che ha deciso di stralciare dall’inchiesta Iblis su Cosa nostra la posizione di Raffaele e Angelo Lombardo, e di un imprenditore, e di chiedere, invece il rinvio a giudizio degli altri 53 indagati.

La scelta arriva a conclusione di uno scontro tra il procuratore capo Michelangelo Patanè e l’aggiunto Carmelo Zuccaro, da una parte, e i quattro sostituti, titolari dell’inchiesta, che avevano ufficialmente chiesto ai loro ‘superiori’ di vistare la loro richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 56 indagati.

Una scelta che i pm Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara e Iole Boscarino, hanno deciso di non condividere, rifiutando gli stralci. Per questo Patanè e Zuccaro, come prevede la legge, hanno revocato la delega e avocato l’inchiesta.

Il procuratore sottolinea che ”non c’è alcuna spaccatura” tra i magistrati, ma ”soltanto una differenza di vedute” e che ”il rapporto di fiducia personale non è venuto meno, anzi” anche perché i quattro sostituti hanno ”operato bene”.

”L’inchiesta Iblis – spiega – andava fatta, le indagini erano doverose e scevre da preconcetti, come è doverosa la nostra scelta, per non venire meno al mio senso del dovere e alla mia coscienza”.

La posizione di Angelo e Raffaele Lombardo resta quella di indagati, ma sicuramente la Procura deciderà per una derubricazione del reato di concorso esterno all’associazione mafiosa o per la richiesta di archiviazione.

Lapidario il commento del governatore e leader del Mpa: ”Ho appreso la notizia dello stralcio che diversifica la posizione mia e di mio fratello: una considerazione diversa consente di attendere fiduciosi le determinazioni che la Procura adotterà. Confermo la fiducia che non è mai venuta meno nella magistratura, potrò continuare a lavorare con serenità”.

Il blitz Iblis (il nome del Diavolo in arabo) scattò nella notte tra il 2 e il 3 novembre del 2010. L’avviso di conclusione indagine da parte della Dda della Procura di Catania è stato emesso il 9 aprile scorso. Secondo l’accusa, Raffaele Lombardo, attraverso altre persone, tra le quali suo fratello Angelo, avrebbe ”sollecitato Cosa nostra catanese a reperire voti per loro, e per i partiti in cui militavano durante competizioni elettorali ingenerando nella mafia la convinzione che loro fossero a disposizione per assecondare le esigenze della cosca Santapaola nel controllo di appalti, attività economiche, concessioni e servizi pubblici”.

Tra gli indagati ci sono anche il deputato regionale del Pid ed ex sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, che si è dimesso nelle scorse settimane dall’incarico; il consigliere della Provincia di Catania dell’Udc, ma prossimo a passare al Pid, Antonino Sangiorgi; l’ex assessore del Comune di Ramacca, Giuseppe Tomasello; il consigliere dello stesso Ente, Francesco Ilardi e il deputato regionale ex Pdl Sicilia e adesso Gruppo misto, Giovanni Cristaudo.

Scelti per te