Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta tornato libero da pochi giorni, ritiene di aver ”pagato poco” per quello che ha fatto. ”Certamente sì, ho pagato poco”, risponde a questa precisa domanda in un’intervista pubblicata dal Corriere del Veneto. “Faccia d’angelo”, com’era soprannominato, ha scontato in tutto 17 anni di carcere per centinaia di rapine, diversi omicidi e traffico di droga. Ma il suo tesoro, assicura, non esiste.
”Non mi crederà nessuno – risponde al cronista del Corriere, Andrea Pasqualetto – ma il mio patrimonio non è affatto quello che tutti pensano. Sia chiaro, non sono sul lastrico, vivo dignitosamente”.
Maniero, che dopo la collaborazione con la giustizia si è reinventato imprenditore di casalinghi, oggi dice di tenere più di tutto ”ai figli”, e tra i pochi hobby ha quello delle partite a scopone scientifico. Suggerisce anche, dal suo punto di vista, il metodo migliore per sconfiggere la mafia: ”La mafia si batte spedendo i boss al confino. Ricordo che quando la proposta la fece Andreotti in cella tutti tremavano a quell’idea”.
Infine il rapporto tra l’ex mala del Brenta e la politica. Maniero confessa che la sua organizzazione criminale fu contattata dai politici ”per procurare tessere di partito nella zona della Riviera del Brenta. Ne abbiamo fatte sottoscrivere diverse; le persone – afferma – dovevano iscriversi al Psi. Era l’epoca di De Martino, secoli fa”.