Mafia, Spatuzza a Graviano: “Mi hai fatto uccidere un bambino”

ROMA – ”Domani comincia la quaresima, dai un bel segno, pentiti”. Così il pentito Gaspare Spatuzza si è rivolto al capo mafia Giuseppe Graviano durante il confronto davanti alla Corte d’Assise che celebra il processo per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito ucciso dopo 779 giorni di prigionia. ”Io non ho mai ostacolato la tua scelta – ha risposto Graviano – io non ho fatto mai male a nessuno né moralmente né fisicamente”. Graviano stava raccontando ”i motivi di contrasto con Spatuzza”.

”Speravo che davanti a questa tragedia del piccolo Di Matteo ti vergognassi, restassi in silenzio”, ha detto il pentito Gaspare Spatuzza, al boss Giuseppe Graviano. Spatuzza, che ha accusato Graviano di essere mandante del rapimento, ha negato di avere motivi di contrasto con il capomafia. ”Io ero convinto – ha aggiunto – che avresti avuto rispetto per questa tragedia e saresti rimasto in silenzio. Invece difendi l’indifendibile”.

”Noi abbiamo fatto cose mostruose. Ricordati che mi hai fatto uccidere un bambino che non è mai venuto al mondo. Io l’ho chiamato Tobia per avere un punto di riferimento”, ha detto Spatuzza raccontando un episodio inedito: e cioè di essere stato costretto da Graviano a fare abortire una ragazza messa incinta da un uomo d’onore. ”Me l’hai fatta sequestrare – ha aggiunto – e mi hai indotto a procurarle un aborto”. Graviano, molto teso, ha negato tutto. Spatuzza ha anche ricordato le decine di omicidi di parenti di pentiti ordinati da Graviano. ”Con tuo fratello Filippo – ha aggiunto – abbiamo avuto un confronto bellissimo (il pentito allude al confronto avvenuto davanti ai Pm di Firenze con Filippo Graviano, ndr). Lui non mi ha detto che mentivo, mi ha detto ‘pensi male”’.

Spatuzza parla anche del carcere duro: ”Il 41-bis lo abbiamo costruito noi, la ‘famiglia’ di Brancaccio. E ora ce lo piangiamo. Io non ho chiesto benefici – ha spiegato – ma quando potrò avere permessi, non è detto che ci rinuncerò. La sorte mi ha dato la possibilità di riacchiappare la vita”. ”Questo non significa – ha aggiunto – che farò il turista. Passerò la vita tra un carcere e l’altro”. Spatuzza ha poi addossato la responsabilità dell’istituzione del regime carcerario duro sulla famiglia di Brancaccio, da sempre vicina all’ala stragista di Cosa Nostra.

Al termine del confronto Francesco Giuliano, che avrebbe fatto parte del commando di sequestratori del bambino, ha fatto dichiarazioni spontanee, in videoconferenza, dal carcere in cui è detenuto al 41-bis. ”Io – ha detto – sto al carcere duro da 14 anni, non da tre come questo miserabile di Spatuzza”. Sebbene più volte interrotto dal presidente della Corte d’Assise, Alfredo Montalto, Giuliano ha insultato il collaboratore di giustizia accusandolo ”di vendersi le persone” quindi di essere un traditore. L’udienza è stata rinviata al 7 aprile per l’esame di due testimoni.

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