Mafia, teste accusa: “Non nominai Mori per timore di denunce”

PALERMO – ''Avevo timore di essere denunciato''. La risposta arriva dopo quasi due ore di un esame faticoso, fatto di ''non ricordo'' e affermazioni imprecise e contraddittorie.

Nicola Cristella, ispettore di polizia penitenziaria e' salito sul banco dei testi al processo al generale dell'Arma Mario Mori per parlare dei rapporti tra l'ufficiale e Francesco Di Maggio, ex numero due del Dap di cui il testimone per anni e' stato caposcorta. Una deposizione ritenuta importante per l'accusa che ha sentito Cristella anche su presunte pressioni che l'ex ministro dc Calogero Mannino avrebbe fatto su Di Maggio per un allentamento del 41 bis.

Elementi che secondo i pm confermerebbero l'ipotesi di una trattativa tra Stato e mafia condotta dallo stesso Mori finalizzata, tra l'altro, a stemperare i rigori del carcere duro per i mafiosi.

Ma Cristella sentito piu' volte e non solo dai pm di Palermo ha mostrato di avere ricordi confusi e vaghi, tanto da mettere a dura prova la pazienza dell'accusa e del tribunale.

Solo al termine dell'esame, dopo avere prima negato poi ammesso di riconoscere in aula in Mori la persona che era solita frequentare Di Maggio, ha ammesso di non avere fatto anni fa il nome del generale come ''abituale frequentatore'' del numero due del Dap per paura di essere denunciato.

Il processo e' stato rinviato al 18 maggio, data in cui verra' sentita la moglie del giudice Paolo Borsellino.

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