Maggio, 4: abbiamo data, ci manca (solo!) come trovare e dove mettere i nuovi malati

ROMA – Maggio, 4: abbiamo data. Il 4 di maggio più o meno si esce di casa. Per andare a lavorare e non molto di più. Il fuori che troveremo sarà molto amputato. E le attività sociali che non saranno amputate saranno disagevoli, contingentate, sotto tutela e limiti. Ma habemus data: 4 di maggio.

Quel che ci manca è come trovare i nuovi malati che sicuramente ci saranno, come trovarli in fretta prima che il singolo caso diventi due e poi quattro e poi otto e poi…Per trovarli in fretta gli sfortunati che si ammaleranno dopo la fine del lockdown totale bisognerebbe tracciare i loro movimenti e la rete dei loro contatti con altri umani almeno nelle 72 ore prima della diagnosi accertata di positività.

Nella mitica (mitica per noi) Corea del Sud i malati sono visibili sulle mappe, sono visibili i loro spostamenti e chi è entrato in contatto con un malato riceve telefonata in cui si dice: lei è entrato in contatto il tal giorno, alla tale ora, in quel dato luogo, quindi vada a casa, in quarantena per 14 giorni, le porteremo da mangiare.

Qui da noi la app per tracciare i contagi e i nuovi malati (quando la Commissione dei 74 avrà formulato la proposta definitiva da trasferire poi alla fase esecutiva attraverso task force, previo tavolo…) sarà su base volontaria. Dato che al tracciamento e alla app non aderisce almeno il 70 per cento della popolazione, abbiamo una data per uscire ma ci manca il come tracciare i nuovi malati.

E ci manca il dove metterli i malati: ad oggi 20 aprile i malati di coronavirus (diagnosi accertate) che stanno in casa sono più di ottantamila. Ottantamila persone che nella gran parte  dei casi stanno a casa ma non isolati dai parenti o isolati a come capita e a come consente l’abitazione e il nucleo familiare. Sono fonte, rilevante, di nuovi contagi. Andrebbero collocati in strutture di reale isolamento. Certo, si fa anche qui. Su base volontaria. Altrimenti, quale famiglia accetterebbe fossero portati via i loro cari? Magari anche a guarire, ma sempre portati via. Da noi non si può, non si fa.

Quindi abbiamo una data, ma non abbiamo dove metterli i nuovi malati. Quelli gravi in ospedale, i più a casa. Dovesse aggravarsi e morire qualcuno di quelli a casa non improbabile il siamo stati abbandonati da parte della famiglia che mai si sarebbe fatta deportare il proprio caro. E’ già accaduto che  familiari di anziani deceduti nelle Rsa che ora giustamente accusano negligenza nella cura e protezione degli anziani siano gli stessi che ieri davano vita a proteste e comitati contro il divieto di visita ai parenti nelle Rsa. Sempre in  nome del diritto a a stare vicino ai propri cari, la negligenza e l’imprudenza del parente, si sa, non contagia.

Abbiamo la data, ci manca la concretezza organizzativa dei tedeschi. In Germania si sono preparati, prima. Appena avuta notizia, come potevano. I tamponi li hanno preparati appena potevano e così le Terapie Intensive. Con disciplinata concretezza tedesca. Molti contagi anche in Germania, molti morti anche lì. Ma molto meno che da noi. Anche noi ci siamo preparati fin da fine gennaio come attestato le carte: circolari, linee guida, task-force e dispacci di agenzie di stampa che riportavano bollettini della autorità. Carte, queste abbiamo preparato. “La macchina è pronta” annunciava il 31 gennaio la Regione Lombardia.

Abbiamo la data, ci manca la fiducia. La fiducia reciproca tra Stato e cittadini ad esempio degli svedesi. Lì se lo Stato consiglia di stare a distanza, la gente sta a distanza, si fida. Da noi lo Stato non si fida e pone cervellotici limiti a 200 metri da casa, duecento perché lo Stato sa che duecento per gli italiani, per quelli ligi, vuol dire duemila. E la gente non si fida dello Stato: una app per tracciare i positivi e i loro contatti? Su base volontaria in un paese dove ci sono già sugli smartphone le app per eludere il divieto di spostarsi in macchina con le mappe delle strade secondarie senza pattuglie?

Abbiamo la data, ci manca il resto. Quindi, una volta fuori, ci arrangeremo. Niente di meno, niente di più, niente di meglio. 

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