Malattia per 2 mesi. Nel frattempo va sul trattore e coltiva l’orto

Malattia per 2 mesi. Nel frattempo va sul trattore e coltiva l'orto
Malattia per 2 mesi. Nel frattempo va sul trattore e coltiva l’orto

LUCCA – Va in malattia con un certificato per oltre sessanta giorni dicendo di essersi fatto male sul lavoro, tanto da dover tenere la gamba ingessata. Ma in realtà sta bene al punto da poter andare nel suo orto a spostare casse di frutta e salire sul trattore per dissodare il terreno.

Il lavoratore è stato smascherato dall’agenzia di investigazioni private Renato Bianchi, assoldata dal datore di lavoro dell’uomo, dipendente di una azienda di medie dimensioni della Lucchesia. E l’uomo adesso è stato licenziato per giusta causa, come riferisce Luca Tronchetti sul Tirreno, che racconta:

Si era fatto male mentre era al lavoro in un’azienda di medie dimensioni in Lucchesia. Una microfrattura alla gamba sinistra con tanto di doccia gessata da tenere per un paio di settimane. Con un certificato di malattia superiore ai sessanta giorni. Un guaio, vista l’imminenza delle ferie estive, per il corretto funzionamento del ciclo produttivo. Ma il cinquantenne – sposato e padre di una bambina – in realtà quell’incidente non l’avrebbe mai avuto. O comunque non si sarebbe trattato di un infortunio di quell’entità.

Ma l’investigatore incaricato dal titolare dell’azienda, che conta una trentina di dipendenti e che non era convinto che l’operaio si fosse realmente fatto male durante l’orario di lavoro.

L’infortunio si era verificato all’inizio di giugno quando la fabbrica era vuota, tutti gli operai già usciti. Ma la macchina fotografica e la microcamera del detective hanno immortalato lo stesso operaio che, dalla fine di giugno alla fine di luglio, usciva di casa, guidava l’auto e andava a fare alcuni lavori nel suo terreno agricolo. Scrive il Tirreno:

Lì, camminando in maniera disinvolta, usa il decespugliatore, sale su un mezzo agricolo, sposta pesanti cassette cariche di frutta e sistema l’orto senza lesinare energia. Il tutto ripetuto, in modo continuativo, su un paio di settimane e documentato a dovere.

Ma una volta che l’azienda lo ha richiamato per ritirare un certificato, il lavoratore si è fatto accompagnare in auto dalla moglie e si è messo a zoppicare. Salvo poi tornare a camminare normalmente una volta a casa. Così, continua il Tirreno,

L’allergia al lavoro in fabbrica costerà cara al dipendente. Nei suoi confronti è stato chiesto il licenziamento per giusta causa visto che il rapporto fiduciario è venuto meno. “Purtroppo – dice il responsabile dell’agenzia di investigazioni – casi come questi sono all’ordine del giorno. Negli ultimi dieci mesi sono una dozzina i dipendenti che sono stati licenziati proprio perché, a fronte di certificati medici, invece di starsene a casa in malattia eseguivano lavori per conto proprio o per conto terzi. Oltretutto, attraverso filmati e foto che forniamo alle aziende nostre clienti, il rapporto finisce lì senza striscichi derivanti da cause di lavoro”.

Il detective ha anche raccontato di lavoratori che utilizzano i permessi concessi dalla legge 104 per assistere un familiare disabile per “fare shopping, andare in palestra o a svolgere altri lavori”.

 

 

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