La mamma di Chiara Poggi: “Le risposte che Alberto Stasi non ha mai dato”

Alberto Stasi (Foto Lapresse)
Alberto Stasi (Foto Lapresse)

PAVIA – Come ha fatto, dalla porta interna alla villetta di Garlasco, a vedere il corpo di Chiara finito in fondo alle scale? Come ha fatto a non sporcarsi le scarpe, con tutto quel sangue sul pavimento? Perché non vuole fare altri esami, sulle unghie di Chiara, sul capello biondo ritrovato accanto al corpo, sulla bicicletta?

Sono tante le domande che Rita Poggi vorrebbe fare ad Alberto Stasi. Il 9 aprile parte il processo di appello bis. La Cassazione, per il delito di Garlasco, ha voluto un nuovo processo, non trovando soddisfacente la prima sentenza d’appello di assoluzione. Ancora una volta, Alberto Stasi è l’unico imputato per la morte della fidanzata Chiara Poggi. La mamma di Chiara ha rilasciato un’intervista a Repubblica, ecco qualche passaggio riferito ad Alberto:

Si è opposto all’analisi del capello, all’analisi della bicicletta da donna, che un testimone ha visto appoggiata al mattino, davanti casa nostra. Si è opposto alla prova sui gradini di casa. Si è opposto ad analizzare con un nuovo metodo le unghie di mia figlia, per cercare meglio materiale organico. Sono accertamenti che chiediamo da sempre, e alla fine…».

Stasi aveva detto di essere entrato in casa grazie alla porta non chiusa, infine di aver provato ad aprire la porta a soffietto, ma a fatica, e di aver visto il corpo, ma non il sangue.

«Noi abbiamo proposto di fare qui, a casa nostra, la prova scientifica. C’è anche un professore torinese che ha fotografato tutto quanto, a grandezza naturale. E invece l’esperimento non è stato fatto come chiedeva il gip».

Vista la scena dal basso della scala, dove stava Chiara, sembra realmente impossibile avvicinarsi senza sporcarsi di sangue le suole.

«Anch’io, come lei, mi sono affacciata dal gradino dove il corpo, scivolando, s’è fermato. E da là, non si vede la porta. Lei la vede? ».

Non si vede.

«Ecco. Noi non vogliamo crocifiggere nessuno, ma bisognerebbe saper volare, per non sporcarsi le scarpe di sangue e per non lasciare nemmeno un’impronta. Quindi, come ha fatto Stasi? Vorrei chiederglielo. E poi come ha potuto dire, stando in alto, che Chiara “era pallida”? Quando l’ha vista? Perché Chiara, in realtà, tutto era, meno che pallida. Aveva i capelli lunghi che le coprivano il volto, e il volto era sporco del sangue colato».

State dunque contando i giorni sino al nuovo processo, il 9 aprile?

«Sì, non ci siamo persi un’udienza e adesso c’è la possibilità reale di capire chi ha ucciso nostra figlia, una ragazza assennata, bravissima. Che non mi dava preoccupazioni. E non meritava di morire così presto, così male. E di restare senza giustizia, sinora».

 

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