Mamme, se insultate il prof rischiate il carcere. Lo dice la Cassazione

Mamme, se insultate il prof rischiate il carcere
Mamme, se insultate il prof rischiate il carcere

ROMA – Care mamme, tenete a freno la vostra lingua quando andate a parlare con gli insegnanti dei vostri figli perché se il prof si offende rischiate di finire in carcere. Lo stabilisce la Cassazione che ha rinviato a processo una mamma per offesa a pubblico ufficiale, con relativo rischio di pena detentiva, annullando la sentenza di non luogo a procedere per il reato di ingiuria, emessa dal giudice di pace di Cecina, in provincia di Grosseto. Non sperate perciò di cavarvela con una multa per ingiuria, secondo i supremi giudici, l’insulto al prof è ben più grave, tanto da configurare il reato di oltraggio al pubblico ufficiale.

Maria Bruna C., madre di un’allieva della scuola media Fattori di Rosignano-Solvay, aveva usato parole non troppo rispettose nei confronti di un docente durante un incontro, a scuola, sul rendimento negli studi della ragazzina. I supremi giudici, pur non rendendo note le parole offensive rivolte all’insegnante e per le quali il giudice di pace aveva ritenuto di non procedere, hanno trasmesso tutti gli atti alla Procura di Livorno accogliendo il ricorso del pg di Firenze contro il proscioglimento della mamma.

Secondo la Procura, in casi del genere, si configura non la semplice ingiuria ma il più grave reato di offesa a pubblico ufficiale. “Erroneamente”, per la Suprema Corte, il giudice di pace aveva chiuso un occhio sull’ingiuria e aveva archiviato la vicenda. Ma per gli ermellini il delitto di oltraggio a pubblico ufficiale, dopo l’abrogazione, è stato “reintrodotto” nel 2009 con alcune modifiche. Primo: “l’offesa all’onore e al prestigio del pubblico ufficiale deve avvenire alla presenza di più persone“, poi “deve essere realizzata in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Infine, “deve avvenire in un momento nel quale il pubblico ufficiale compie un atto di ufficio nell’esercizio, o causa dell’esercizio, delle sue funzioni”.

In questo procedimento le parole della mamma contro la prof. volarono proprio in un luogo pubblico, ovvero “nei locali scolastici, in modo tale da essere percepite da più persone”. Inoltre, i supremi giudici sottolineano che “l’insegnante di scuola media è un pubblico ufficiale, e l’esercizio delle sue funzioni non è circoscritto alla tenuta delle lezioni ma si estende alle connesse attività preparatorie, contestuali e successive, ivi compresi gli incontri con i genitori degli allievi”. Non c’è dubbio, poi, che la discussione tra mamma e prof. riguardava “questioni scolastiche” e non vicende di tipo “personali”.

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