Manduria, Antonio Stano picchiato a morte. I giovani fermati: “Siamo dispiaciuti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Maggio 2019 - 19:15| Aggiornato il 3 Maggio 2019 OLTRE 6 MESI FA

Manduria, Antonio Stano picchiato a morte. I giovani fermati: “Siamo dispiaciuti”

TARANTO – Sono accusati di aver picchiato a morte un uomo, si sono riconosciuti nei video in cui lo colpivano e agli inquirenti che gli hanno chiesto i motivi della brutale aggressione hanno risposto di essere “dispiaciuti”. Antonio Stano, pensionato di 66 anni di Manduria, è morto lo scorso 23 aprile dopo tre interventi chirurgici. Una morte per cui sono stati fermati dalla polizia 8 giovani: due maggiorenni e sei minorenni accusati dei reati di tortura, con l’aggravante della crudeltà, sequestro di persona, violazione di domicilio e danneggiamento.

Il più grande del gruppo, di 22 anni, ha ammesso di aver partecipato a una sola “incursione” nell’abitazione del pensionato, documentata anche da uno dei video acquisiti dagli inquirenti, respingendo comunque le accuse di aver avuto un ruolo attivo. Anche uno dei minori interrogati, a quanto si apprende, ha negato di aver partecipato ad atti di violenza. Tutti hanno risposto alle domande e, secondo i difensori, sono apparsi “molto provati”. I due gip dovranno decidere con ordinanza se convalidare o meno i fermi e stabilire se la misura cautelare va confermata, revocata o attenuata.  

Agli atti dell’inchiesta c’è anche la testimonianza della fidanzata sedicenne di uno degli indagati che il 12 aprile scorso (dopo che l’anziano era stato ricoverato e la polizia aveva avviato una indagine) si è presentata spontaneamente al commissariato di Manduria, sostenendo di essere a conoscenza di alcuni fatti che potevano risultare rilevanti ai fini delle indagini e, alla presenza della madre, ha affermato di essere in possesso di due filmati in cui si vede Stano picchiato e vessato da un giovane.

Il 17 aprile la ragazza è stata convocata nuovamente dai poliziotti, che le hanno fatto visionare altri filmati. Ha così riconosciuto tra i giovani ripresi il suo fidanzato e altri tre conoscenti. La ragazza ha riferito anche che lo zio di uno degli aggressori stava cercando di contattare gli altri componenti della baby gang intimando loro di non fare il nome del nipote alla Polizia. I giovani, secondo gli investigatori, durante gli assalti nell’abitazione della vittima e per strada si sarebbero ripresi con i telefonini mentre sottoponevano la vittima a violenze con calci, pugni e persino bastoni, per poi diffondere i video nelle chat di Whatsapp.