“Lo Stato non paga. Il Paese chiude”. Il cartello censurato durante la manifestazione dei costruttori edili

Pubblicato il 2 Dicembre 2010 - 13:12 OLTRE 6 MESI FA

“Lo Stato non paga. Il Paese chiude”. Questo il cartellone incriminato, censurato, e fatto togliere, durante la manifestazione degli operai e degli imprenditori edili a Montacitorio. Il cartellone avrebbe dovuto campeggiare a due passi dalla residenza romana di Berlusconi, ma quel cartellone non poi più comparso.

“Il cartellone è stato bocciato dalla Sovrintendenza perchè non è stato ritenuto in linea con i criteri della postazione – dicono sconfortati quelli dell’associazione costruttori – Insomma sarebbe stato un messaggio offensivo in un luogo come quello di piazza Venezia, ogni giorno assaltato dai turisti”.

Non solo, anche lo spot radiofonico della manifestazione non ha avuto maggior fortuna, rifiutato dalla Rai perchè non abbastanza neutrale. Nello spot si sentivano dei rumori di un cantiere e poi una voce dice: “Tagliamo gli sprechi. Battiamo sui pagamenti, Tiriamo su l’edilizia. Il futuro si costruisce insieme”. Cosa aveva di poco neutrale resta un mistero.

Un cartellone però la Sovrintendeza ha concesso di esporre a piazza Venezia, un cartellone che forse non avrebbe recato disagio, anche se non si sa ancora per chi. Un manifesto con l’immagine di un uomo e una donna col caschetto da lavoro insieme ad una bambina, e la scritta: “Il futuro si costruisce insieme”.

La mamma del piccolo Di Matteo piange, mentre pronuncia la sua ”sentenza”, che sembra essere senza appello: ”Devono marcire tutti in galeria, a cominciare da quel ‘mostro’ di Giovanni Brusca. Gli auguro di provare lo stesso dolore che ho provato io”. Poi aggiunge, lasciando quasi intravedere uno spiraglio per Spatuzza: ”Al momento non posso perdonare. Voglio capire. Perchè non ha aiutato mio figlio? Cosa gli aveva fatto? Perchè non se la sono presa con mio marito? Le colpe dei padri non possono ricadere sui figli”.

E commentando le parole accorate pronunciate in aula dal pentito, Franca Castellese conclude: ”Non so se è davvero sincero, non ero presente al processo. Forse lo fa per ottenere dei benefici: per questo motivo chiedo che gli assassini di mio figlio non escano mai dal carcere, poi se la vedranno con la loro coscienza. Di sicuro io non posso perdonarli”.