Mantovani al telefono un anno fa: “Arriveranno anche a me”

Mantovani al telefono un anno fa: "Arriveranno anche a me"
Mantovani al telefono un anno fa: “Arriveranno anche a me”

MILANO – “Arriveranno anche da me“. Così il vicepresidente della regione Lombardia Mario Mantovani, già un anno fa al telefono con l’allora consigliere regionale di Forza Italia, Claudio Pedrazzini, era sicuro che i magistrati gli avrebbero prima o poi chiesto conto del suo operato. Circostanza che lui stesso definisce “una roba pazzesca”: “Ma cosa vogliono questi qua?”. I virgolettati estrapolati dall’ordinanza del Gip e riportati dall’Ansa, farebbero riferimento ad una telefonata intercettata a luglio del 2014, pochi giorni dopo le perquisizioni da parte della Gdf all’architetto Gianluca Parotti.

Al telefono ci sono Mantovani e Claudio Pedrazzini. I due, scrivono gli investigatori, prima commentano “le nuove nomine in seno al Cda di Finlombardia, nonché di vicende politiche”. E poi della vicenda giudiziaria del presidente della Regione Roberto Maroni: è “a tal punto – è scritto nelle carte – che Mantovani afferma che presto la magistratura giungerà anche da lui”.

“Ti ricordi – dice Mantovani al telefono – ti avevo detto che sono andati lì dal mio architetto a prendere i cosi no? Quindi vedrai se trovano un incarico da qualche parte…che io ho dato l’incarico...mentre invece…le…le…tutte le aziende regionali sono autonome…ti pare?…eh eh…se poi sono dati nei limiti consentiti dalla legge, ma che cosa vogliono questi qua, cosa dobbiamo fare?!”.

Parotti è l’architetto che secondo l’accusa si sarebbe occupato “di svariate incombenze relative al suo cospicuo patrimonio immobiliare”. In cambio, Parotti non avrebbe ricevuto dei compensi, ma “l’assessore ha più volte strumentalizzato – scrive il gip – le sue importanti cariche per promuovere, presso dirigenti pubblici a lui fedeli, l’affidamento di incarichi professionali relativi ad appalti pubblici di varia natura e provenienza al suo professionista di fiducia”. In alcuni casi, spiega il gip, Parotti avrebbe effettivamente conseguito degli appalti, in altri no, “ma per ragioni indipendenti dalla volontà di Mantovani o dei dirigenti pubblici che l’assessore aveva attivato in favore del proprio architetto”.

Al telefono un anno fa Mantovani sembrava quasi voler mettere le mani avanti:

“Io ho portato a casa nel mio periodo di sindaco 11 milioni di investimenti...questo mio architetto ha avuto un incarico sai di quanto?…4mila euro su 11 milioni, cioè cosa volete da me?…Adesso abbiamo investito in aziende ospedaliere ehm…un miliardo…vedrai che gli trovano una roba da 20mila euro da qualche parte e diranno che…c’è da fare le indagini”.

Una prospettiva completamente fuori luogo, secondo Mantovani, che infatti così prosegue con il suo interlocutore:

“Hai capito?! Questo è…che è una roba pazzesca, primo perché gli incarichi son dati…e…secondo legge…le aziende ospedaliere fanno ciascuna 300/400 incarichi all’anno non lo so io…cosa vuoi che ti dica? Domani mi segnali uno, lo segnalo da qualche parte cosa mi vengono a dire che abbiamo…violato la legge”.

Il consigliere di Fi interviene per dire che è la “roba della Severino, l’abbiamo votata noi eh?”. E Mantovani precisa:

“Si guarda…io no…come al solito io no, perché sono tutte quelle cose su fiducia e tu sai che la fiducia a molti non l’ho mai votata ah ah ah ah…perché guardo avanti”.

La conclusione degli investigatori è la seguente:

“Dal complesso delle conversazioni e le acquisizioni documentali operate presso le direzioni generali delle Asl interessate, che hanno determinato l’inevitabile emersione all’esterno dell’esistenza delle indagini risulta chiaramente che Parotti, dopo aver subito la perquisizione, si è messo immediatamente in contatto con Mantovani ed il suo entourage e la sera stessa della perquisizione ha incontrato l’assessore”.

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