Manuel Poletti, busta con proiettili e minacce: “Ti ammazziamo”

Manuel Poletti, busta con proiettili e minacce: "Ti ammazziamo"
Manuel Poletti, busta con proiettili e minacce: “Ti ammazziamo” (Foto Twitter)

RAVENNA – Non solo minacce di morte sui social network e via email: a Manuel Poletti, giornalista e figlio del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, è stata recapitata una busta con tre proiettili calibro 9. La missiva è arrivata alla redazione del settimanale ‘Setteserequi’ di Faenza, diretto proprio da Manuel Poletti. Nella busta anche una lettera con una frase minatoria: “Ti ammazziamo, guardati alle spalle”. Incollata sopra, una foto del giornalista ritagliata da un articolo di stampa.

L’episodio ha indotto ad aumentare il servizio di vigilanza al quale era già sottoposto dopo le minacce ricevute prima di Natale, seguite alle parole del padre sui giovani italiani all’estero, che avevano provocato molte reazioni. Tra le polemiche anche il fatto che il periodico avrebbe ricevuto in tre anni 500 mila euro di contributi pubblici.

Tanti i messaggi di solidarietà rivolti al giornalista, alla famiglia e alla redazione. Poletti ha ringraziato tutti su Facebook e ha aggiunto: “Non sono un robot, l’ultima lettera mi ha colpito per la brutalità delle minacce contenute. Adesso aspetto con la massima serenità possibile i risultati delle indagini svolte dalle forze dell’ordine, a cui va fin da ora la mia fiducia ed il mio ringraziamento per il lavoro svolto”.

La busta è stata recapitata dal postino nella sede del periodico ‘Setteserequi’ il 2 gennaio assieme ad altre missive. Sulla busta, che non riporterebbe un timbro postale, la scritta con un pennarello ‘Per Manuel Poletti, Coop Media Romagna’. Il destinatario non era al lavoro, ma c’era un collega che si è insospettito e ha avvisato i carabinieri.

“Continueremo a fare il nostro lavoro e se possibile con maggiore determinazione. Non ci facciamo intimidire, chiaro che certi fatti preoccupano ed è difficile restare indifferenti”, dice Poletti, che ha riferito anche di “due lettere con minacce, più sfumate, recapitate in Comune”, giunte nei giorni precedenti alla madre, Anna Venturini, assessore del comune di Castel Guelfo (Bologna) con deleghe ai servizi sociali, sanità e scuola.

La polemica si è innescata sulle parole del ministro sui giovani italiani all’estero (“Conosco gente che è andata via e che è bene stia dove è, perché questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”) e la bufera ha poi travolto il figlio, direttore del periodico da 5.000 copie diffuso nella provincia di Ravenna, e i contributi pubblici ricevuti dal settimanale. “Noi rispettiamo la legge, aveva già commentato Manuel a La Zanzara su Radio 24. Il fondo pubblico è uno strumento per garantire la democrazia con più testate sul territorio. Esiste in molti Paesi europei e danno più soldi che da noi”.

Il 10 gennaio è prevista un’informativa del ministro Giuliano Poletti in Senato, poi sarà calendarizzata la mozione di sfiducia presentata contro di lui da Movimento 5 stelle, Sinistra italiana, Fratelli dìItalia e Lega. Intanto l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna ha manifestato nuovamente solidarietà al collega: “Invitiamo lui a continuare a fare il suo lavoro serenamente – dice il presidente Antonio Farnè – e le forze di polizia a non sottovalutare questi segnali inquietanti e a vigilare sulla sua sicurezza”.

Per Ettore Rosato, presidente dei deputati Pd, “il confronto politico non può e non deve degenerare in odio, meno che mai nei confronti di chi non ha responsabilità politiche”.

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