Mara, black bloc che lancia pietre: “Della Tav non so niente”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Giugno 2015 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA
Mara, black bloc che lancia pietre: "Della Tav non so niente"

Mara nel cerchio rosso

ROMA – Mara C. è una black bloc, anche se lei non sa cosa voglia dire. Lancia le pietre alla polizia nelle zone “calde” della protesta, il cantiere Tav in Piemonte come l’Expo a Milano, anche se lei per sua stessa ammissione della Tav non sa niente. Con questa ragazza appena ventenne originaria di Palermo ha parlato Marco Bardesono del Corriere della Sera.

Domenica si è «persa» due attacchi alle reti del cantiere Tav di Chiomonte. Come se fossero uno spettacolo. I suoi amici black bloc le hanno detto di guardare, che poi sarebbe toccato anche a lei. E così è stato. Mara si è presa il gas di un lacrimogeno in piena faccia, ma non le è nemmeno passato per la testa di fermarsi. «Voglio ancora andare giù a lanciare le pietre». In fondo, è come un gioco. Accanto alla centrale elettrica dalla quale si snoda la strada dell’Avanà che porta al cantiere della Maddalena, la vegetazione è fitta e c’è quell’ombra che consente ai ragazzi vestiti di nero di riposarsi un po’, di cambiare magliette per poi tornare all’attacco. «Io sono di Palermo – racconta Mara -, ho perso madre, padre e la mia storia». Qualche soldo in tasca, il primo treno che passa e l’arrivo, circa un anno fa, a Roma. Per fare cosa? «Non lo so». Dove vivi? «In giro». Proprio come la ragazza di Ecce Bombo: vede gente, fa cose, non si sa bene perché.

E così l’unico legame, l’unica famiglia, diventa quella della protesta:

«Ho conosciuto gente, amici. Si discute di tutto. Se vuoi dormire lì non ci sono problemi». Si vive alla giornata: «Sabato, due che conosco mi hanno chiesto se mi andava di venire qui in Piemonte. Ho detto di sì, anche se non ho capito bene a fare cosa, della Tav io non so niente. Siamo partiti in pullman e mi hanno spiegato che bisognava attaccare la polizia. Che dovevo lanciare le pietre, ma non i petardi perché non sono capace. La prossima volta lo farò anch’io». Per Mara i centri sociali sono la compagnia e i black bloc («Non so cosa voglia dire»), gli amici che non tradiscono mai. «Mi hanno detto che è giusto fare così, per aiutare chi vive qui. Con il cantiere distruggono quello che c’è». E basta che glielo abbiano detto perché sia vero. Mara non approfondisce: si fida.