Marcello Cairoli morto in pronto soccorso, figlio: “Medici indifferenti”

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Ottobre 2016 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Marcello Cairoli morto in pronto soccorso, figlio: "Medici indifferenti"

Marcello Cairoli morto in pronto soccorso, figlio: “Medici indifferenti”

ROMA – Ha fatto il giro di siti e telegiornali la notizia di un malato terminale di cancro lasciato morire in pronto soccorso. La vicenda l’ha raccontata il figlio, Patrizio Cairoli, in una lettera pubblica indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il giorno dopo, vista l’eco sollevata, Repubblica intervista Cairoli che spiega:

“Mio padre è entrato al Pronto Soccorso alle 5 del mattino, e io sono riuscito a vederlo soltanto dopo molte ore, durante le visite delle 12.30. I medici avevano capito che era gravissimo, ma l’avevano lasciato in mezzo allo stanzone dei codici verdi e bianchi, dove finiscono i casi meno urgenti, uomini e donne insieme, da chi si rompe una gamba all’anziana ammalata di Alzheimer, al tossicodipendente in crisi. La differenza è che mio padre stava morendo. Davanti a tutti.”

Si tratta del pronto soccorso dell’ospedale San Camillo-Forlanini, dove il signor Marcello è arrivato in preda a dolori acuti e dopo essere stato curato, invano, per tre mesi in un altro ospedale.

“Ho vegliato mio padre seduto sul pavimento di quel girone infernale – continua Patrizio -, scacciando chi si fermava a guardare la sua agonia”. E invece per quanto riguarda i medici, ha dichiarato: “Indifferenza totale. Durante l’orario di visite un infermiere indicando il letto ha detto il letto di mio padre ha suggerito al medico di non fermarsi:«Quello è un destinato» ha detto.”

“La follia è che a tutti sembrasse normale che un uomo potesse agonizzare in una stanza piena di gente. E ancora una volta soltanto grazie a quella infermiera che vorrei ringraziare, abbiamo ottenuto un posto un po’ più appartato. E in quella bolgia l’unica persona che ci ha dato un po’ di conforto è stata la mamma di una ragazza gravemente disabile. Ricordo il dolore dei suoi occhi.”

Il ministro Lorenzin ha inviato gli ispettori nel ministero nell’ospedale, ma non è un mistero che, almeno a Roma, rimanere anche due giorni in attesa al pronto soccorso sia piuttosto frequente. Stavolta è diventato “normale” ospitare in quello stanzone anche un malato terminale in agonia. Il direttore sanitario dell’ospedale ha scritto un comunicato:

“L’azienda ospedaliera San Camillo – Forlanini esprime profondo rammarico e dolore umano per quanto accaduto nel suo Pronto Soccorso e raccontato dai famigliari del signor Marcello Cairoli. La scomparsa di una persona cara è la sofferenza più grande che capita nella vita di ogni essere umano. E il desiderio più grande e profondo è che questo possa succedere nel modo meno doloroso e traumatico per tutti”, ha detto il direttore sanitario del nosocomio romano, Luca Casertano. “I nostri Pronto Soccorso – ricorda Casertano – gestiscono ogni anno più di 90.000 accessi. Presso il dipartimento di emergenza dove è stato ricoverato il signor Cairoli ogni giorno arrivano 150 nuovi casi che vengono presi in carico e curati dal personale medico e infermieristico. Un flusso elevato di persone che, in caso di incremento di accessi di malati – non prevedibile, ma frequente – può aver in qualche modo limitato o impedito una idonea comunicazione da parte degli operatori sanitari”.