Marcello Cimino, clochard bruciato vivo. Figlia: “Ucciso da mostro. Spero faccia stessa fine”

Marcello Cimino, clochard bruciato vivo. Figlia: "Ucciso da mostro. Spero faccia stessa fine"
Marcello Cimino (Ansa)

PALERMO – Un uomo con un giubbotto scuro e un passamontagna calato sul volto si avvicina con un secchio bianco in mano verso il giaciglio dove qualcuno sta dormendo sotto delle coperte sistemate per terra in un portico. A meno di un metro, l’uomo svuota il secchio lanciando della benzina addosso all’ignara vittima; l’assassino fa tre passi indietro, dalla tasca estrae un accendino e fa di nuovo un balzo verso il giaciglio: dà fuoco.

Si sviluppa una fiammata, l’uomo che ha fatto scoppiare l’incendio indietreggia di botto, fa un gesto per spegnere le fiamme che gli stanno bruciando i pantaloni e fugge. Così è stato ucciso il clochard Marcello Cimino, 45 anni, morto arso vivo. Il suo corpo carbonizzato viene ritrovato qualche ora dopo dai vigili del fuoco. A commettere l’orribile delitto è un benzinaio di 45 anni. Interrogato dagli investigatori della squadra Mobile, Giuseppe Pecoraro, ha confessato di aver agito per motivi passionali. “Pensava che Cimino gli insidiasse la moglie”, riferisce il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti.

Tra i due c’era stata una lite qualche giorno prima, nella piazza vicina alla Missione San Francesco dei Cappuccini dove è avvenuto il delitto. Gli agenti della squadra mobile, che erano già sulle tracce dell’assassino, non lo hanno trovato in casa ma per strada, con la barba fatta e con alcune bruciature sulla mano e in altre parti del corpo che cercava di nascondere. Di fronte alle contestazioni degli investigatori, che gli chiedevano in particolare l’origine di quelle ustioni, Pecoraro inizialmente ha tentato di giustificarsi dicendo di essersi bruciato “con la macchinetta del caffè”. Ma dopo qualche ora è crollato e ha confessato: “E’ vero sono stato io”. Il benzinaio ora è accusato di omicidio volontario.

 

 

Ma perché Marcello Cimino, due figlie di 16 e 17 anni, dormiva in strada? “Lo ha ucciso un mostro che spero faccia la stessa fine. Neanche la mafia a Palermo ha mai ucciso così” racconta la primogenita di 17 anni al Corriere della Sera. Barone aveva una casa in via Barone,

“nel quartiere Medaglie d’Oro, la casa dei genitori di Marcello, Carmelo ed Eugenia, morti troppo presto. Marcello e Jolanda si erano conosciuti così, perché lei era la badante di sua mamma”.

“Vent’anni di vita insieme e poi lo strappo, lei da una parte e lui dall’altra, addirittura in strada, a fare il clochard, aiutato dai Padri Cappuccini per il pranzo e la cena, ma con un giaciglio di stracci e un po’ di vino di troppo per affrontare la notte e tutti i suoi pericoli”.

“Ma c’era anche tanto dolore da sopportare: la fine del rapporto con Jolanda, le morti premature del fratello Giovanni e della sorella Teresa. Eppoi la fatica immane di uscire dal tunnel della droga, ‘poi però ce l’aveva fatta — racconta orgogliosa la figlia più grande — dopo parecchie sedute al Sert. Perché papà era un uomo forte e io ho ripreso da lui”‘.

“Per tirare avanti, Marcello, ora faceva l’ambulante: raccoglieva in giro vestiti ed oggetti usati e li andava a vendere al mercatino di Ballarò. ‘Era tanto orgoglioso, riservato — continua la primogenita — noi figlie abbiamo continuato a vederlo fino all’ultimo, giovedì scorso abbiamo preso insieme un caffè. Ma non ci ha mai detto che dormiva per strada, lui ci diceva che era ospite da amici, per non farci preoccupare. Diceva che stava bene, che a Natale era stato al cenone dei Cappuccini e che pure domenica prossima, il 19 marzo, lì avrebbero fatto un pranzo per la festa del papà e lui ci sarebbe andato di sicuro. Tante volte abbiamo provato a farlo tornare in via Barone, ma non voleva più'”.

“La signora Jolanda ora sta guardando il telegiornale. Il presunto assassino di suo marito è stato preso e ha confessato, ma lei resta di pietra: ‘Se n’è andato un pezzo della mia vita e alle mie figlie il padre non lo restituirà più nessuno’. Ci tiene, Jolanda, ‘da donna a donna’, a ringraziare la sottosegretaria di Palazzo Chigi Maria Elena Boschi per ‘l’abbraccio’ mandato da Roma: ‘Ma ora chiedo giustizia — conclude —. L’uomo che l’ha ucciso dirà che è pazzo per avere qualche sconto di pena. E invece dovrà pagare per quello che ci ha fatto. Marcello non potrà mai vedere le sue figlie all’altare o i nipotini quando nasceranno. Io gli volevo ancora bene'”.

https://www.youtube.com/watch?v=1mHp3bqQfDY

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