No alla pillola abortiva Ru486 nei consultori delle Marche. E’ la posizione espressa dal Consiglio regionale delle Marche che il 26 gennaio.
Respinta quindi la mozione presentata da Manuela Bora (Pd) sull’applicazione della legge 194 e sul diritto di abortire, dato l’elevato numero di sanitari obiettori. La pillola abortiva viene somministrata solo in tre strutture a Urbino, San Benedetto del Tronto, in contrasto con le linee guida del Ministero della Salute. Linee guida che la maggioranza di centrodestra alla guida della Regione Marche non intende seguire, non ritendendole vincolanti.
Fratelli d’Italia contro l’aborto e la “sostituzione etnica”
Per il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli, la mobilitazione della consigliera Pd, ma anche di tante sigle e associazioni, è “una battaglia di retroguardia che aveva un senso negli anni ’60. In questo momento di denatalità, la battaglia da fare oggi è per la natalità”.
“In questo momento di grande denatalità della società occidentale, sostenere con grande enfasi questa battaglia, che aveva un suo senso negli anni ’60 e ’70 è fuori posto – ha detto Ciccioli, medico specializzato in psichiatria, criminologia clinica e neurologia -. La battaglia da fare oggi è quella per la natalità, non c’è ricambio e non riesco a condividere il tema della sostituzione cioè che siccome la nostra società non fa figli allora possiamo essere sostituiti dall’arrivo di persone che provengono da altre storie, continenti, etnie, da altre vicende”.
Nel dibattito sono intervenuti anche Jessica Marcozzi (Forza Italia), Chiara Biondi (Lega), l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, Romano Carancini (Lega), che ha respinto il ragionamento di Ciccioli (“si confondono le acque, qui si parla dei diritti della donna”). Bora ha ricordato il gesto dimostrativo di un medico che aveva lasciato davanti alla sede della Regione oltre mille pannolini, uno per ogni aborto avvenuto nel 2020, per contestare appunto la sua mozione.