Marco Tronchetti Provera: “Devo risarcire chi spiò Telecom. Ricorrerò”

Marco Tronchetti Provera: "Devo risarcire chi spiò Telecom. Ricorrerò"
Marco Tronchetti Provera (Foto Lapresse)

ROMA – “Devo risarcire da un lato chi ho difeso, ossia Telecom Italia, dall’altro il mandante dello spionaggio sull’azienda, su di me, persino sulla mia famiglia. Ma tutta la vita, ricorrerò”: è un Marco Tronchetti Provera combattivo e per nulla depresso quello che, il giorno della condanna a un anno e otto mesi di carcere e un milione e trecentomila euro di risarcimenti, rilascia un’intervista al Corriere della Sera.

La sentenza di primo grado del Tribunale di Milano nel processo sul caso Kroll, uno dei tanti filoni della vicenda dei dossier illegali Telecom, prevede una pena in carcere per ricettazione coperta interamente da indulto e novecentomila euro di risarcimento a Telecom Italia più altri quattrocentomila a Carla Cico, ex amministratore delegato di Telecom Brasil.

“Devo risarcire da un lato chi ho difeso, ossia Telecom Italia, dall’altro il mandante dello spionaggio sull’azienda, su di me, persino sulla mia famiglia. Quel mandante (l‘amministratore delegato di Telecom in Brasile nel 2004) io lo denunciai. Ricevendo tra l’altro, dopo l’arresto da parte della Procura brasiliana dei soggetti ritenuti responsabili, le scuse pubbliche dell’agenzia che aveva ricevuto l’incarico. Interessante che tutto questo sia stato cancellato. Si voleva danneggiare l’immagine mia e della mia famiglia. Per indebolirci. E il fine era chiarissimo: buttar fuori Telecom Italia dalla sua controllata brasiliana”.

Tronchetti Provera ricostruisce il pirataggio informatico che ha coinvolto il capo della sicurezza di Telecom, Giuliano Tavaroli. Un uomo che, secondo la dichiarazione rilasciata dallo stesso Tronchetti Provera dopo la condanna del 17 luglio, è stato “un teste che in questa lunga storia ha dichiarato tutto e il suo contrario, tanto da essere definito “ambiguo” dallo stesso pubblico ministero. Non sono state portate prove, perché non ne esistono, che confermino la ricostruzione di Tavaroli”.

A riguardo il presidente di Pirelli ricostruisce come sarebbero andate le cose nel 2004, anno del presunto spionaggio Telecom:

“Un giorno due avvocati, Francesco Mucciarelli e Francesco Chiappetta, vengono nel mio ufficio insieme a Tavaroli e mi riferiscono: “Siamo spiati da Kroll su mandato di Telecom Brasil e del suo amministratore delegato“. Denunciamo, dico. E lo facciamo subito. Il dischetto viene mandato in Brasile, le indagini partono, scattano alcuni arresti. Gli azionisti della Kroll si scusano ufficialmente con noi ponendo fine a tutte le azioni contro di me, la mia famiglia, Telecom Italia. Era il 2004. Nove anni dopo, nel nostro Paese, in primo grado vengo invece condannato. Paradossale e illogico. O no?. Faccio l’imprenditore da quarant’anni, nel mio ufficio di presidente Telecom vengono un avvocato penalista, il capo degli affari legali del gruppo, il responsabile della sicurezza, e io penso che mi propongano una cosa fuori dalla legge? E comunque la vicenda dei dossier illegali è chiusa. Dopo cinque anni di indagini e due di processo i responsabili sono stati prima individuati e poi condannati. Io ho contribuito all’accertamento dei fatti e nel processo non sono mai entrato”.

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