Mare, stabilimenti privati non possono fermarti. E’ la legge, ma farlo davvero…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Giugno 2018 - 09:45 OLTRE 6 MESI FA
Mare, stabilimenti privati non possono fermarti. E' la legge, ma farlo davvero...

Mare, stabilimenti privati non possono fermarti. E’ la legge, ma farlo davvero…

ROMA – Le scuole sono finite, l’estate è ormai alle porte e l’immagine della lotta sotto il sole per raggiungere la spiaggia incombe su tutti gli italiani. Ma le scarpinate con l’ombrellone in spalla per raggiungere quell’unico, [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] scomodo varco senza stabilimenti rimarranno un ricordo. Pochi lo sanno, ma nessuno vi può fermare, nemmeno il più esclusivo e snob degli stabilimenti o il più rozzo di questi possono negarvi l’accesso al mare. Non solo, nei primi cinque metri di spiaggia, quelli più vicini all’acqua, nessuno vi può nemmeno impedire di mettere l’asciugamano. Mi raccomando però: non portate il cane.

L’ignoranza dei bagnanti italiani unita alla protervia di molti stabilimenti ha reso spesso complessa la vita a chi voleva godersi il mare senza dover per forza pagare il lettino, e ha costretto i tribunali a pronunciarsi in materia. In Italia, come più o meno tutti abbiamo potuto verificare, trovare spiagge libere non è esattamente facilissimo. I dati dicono che è difficile superare mediamente il 45% di lido destinato a tutti, ma questo è un dato medio e la percentuale crolla in Emilia Romagna (23%), nel Lazio (15%) e in Liguria (14%).

Dalle Cinque Terre al confine con la Francia, tanto per fare un esempio, ci sono 357 chilometri di coste, 135 di spiagge dei quali appena 19 libere. Nonostante diverse leggi regionali impongano un minimo del 40% di spiagge aperte a tutti, chi vuole andare al mare è spesso quindi costretto a farlo ‘attraverso’ uno stabilimento. Attraversare letteralmente quello che una volta si chiamava ‘bagno’ non è però così semplice. Comprensibilmente chi ci lavora cercherà prima di vendere la propria merce, dall’ombrellone al panino, e poi meno comprensibilmente ostacolerà cercando di mandare via chi non vuole essere un cliente. Ovviamente non tutti gli stabilimenti e non tutti i gestori sono uguali e c’è chi, invece, lascia tranquillamente passare chi vuol raggiungere la battigia.

Ma il fatto che si sia dovuti ricorrere a diverse sentenze in materia dimostra qual è il clima più comune. E le sentenze dicono che nessuno vi può fermare e, inoltre, che non ci possono essere ostacoli fissi che impediscono l’accesso. Leggi porte e cancelli. “Potremmo dire – spiega Gianpiero Cirillo, presidente della sezione del Consiglio di Stato che più deve sentenziare sui contenziosi in materia a La Stampa – che ormai è considerato un bene costituzionalmente garantito, una cosa comune per godere della quale i cittadini non possono essere costretti a fermarsi davanti a barriere invalicabili. E il periodo 2016-2018 ha rappresentato una svolta, i bagnanti hanno molte più facoltà di quanto credano”.

Se molti sono i balneari che sino ad oggi hanno cercato di complicare l’accesso libero, è anche vero che altrettanti bagnanti sono stati vittime della loro ignoranza. Per poter pretendere i propri diritti bisogna conoscerli e per evitare di trovarsi a pagare un ombrellone quando non lo si vuole bisogna sapere che raggiungere il mare, sedersi, godersi il sole e farsi un bagno è un diritto. Mentre l’ombrellone, il lettino e il bar sono comodissimi optional.

“L’ultima spinta – scrivono Matteo Indice e Marco Menduni sul quotidiano torinese – è arrivata da tre sentenze: la prima emessa in Sardegna, dove i giudici hanno spiegato agli amministratori della Marina di Gairo (Ogliastra) che per liberare le meraviglie sabbiose di ‘Su Sirboni’ bastano strumenti ordinari, senza avventurarsi in logoranti cause; un’altra dal Tar Campania su Castel Volturno (Caserta), dove la giunta potrà obbligare i titolari di concessione a creare un accesso pedonale per chi deve raggiungere la spiaggia libera a ogni ora del giorno o della notte; la terza su Ostia, con il Consiglio di Stato che ha avallato l’operato del municipio da cui era arrivato l’ok all’apertura di varchi con le ruspe”.