TRENTO – Decapitata e arsa nel parco di Brentonico. Questa la tragica e violenta condanna a morte a cui Toldina, all’anagrafe Maria Bertoletti Toldini, fu costretta. La donna era stata accusata di stregoneria e per questo fu punita 299 anni fa, ma l’8 ottobre il suo caso torna nei tribunali con un nuovo processo che sarà dibattuto davanti alla Corte d’appello di Trento.
Il Comune di Brentonico ha chiesto un nuovo processo sul caso di Toldina, giustiziata a circa 60 anni perché ritenuta una delle ultime streghe viventi, scrive il Trentino:
“Una delibera di maggioranza, delle liste civiche locali, per cui pare quindi scontata l’approvazione. A chiederlo, a quasi 300 anni di distanza, sono il sindaco di Brentonico, Christian Perenzoni, lista Civica Brentonico Viva (ex indipendente Pd) e l’assessore alla cultura Quinto Canali.
Hanno parlato di «un eccesso folcloristico attorno ai processi e all’uccisione delle cosiddette streghe» e del «desiderio di rendere giustizia e verità storica, dignità etica morale e civile alla condannata». Ciò stabilendo cosa accadde veramente il 14 marzo 1716, quando Toldina fu portata a Palù di Brentonico, dinnanzi al boia pagato 75 fiorini alemanni e decapitata, con intorno la gente del posto”.
Il processo svolgerà secondo il diritto allora vigente, quello carolingio, con tanto di avvocati esperti in quell’epoca e lo storico Carlo Andrea Postinger, a cui spetta ricostruire i fatti del 1700 come un novello agente della scientifica:
“È il 1700 e Toldina all’anagrafe era Maria Bertoletti Toldini, di Pilcante, frazione del comune di Ala. Rimasta vedova, si risposò con Andrea Toldini, sagrestano della chiesa di San Martino. Non ebbe figli e fu arrestata per stregoneria. Le imputarono eresia, sacrilegio, adulterio e sodomia. Ma furono determinanti soprattutto le accuse di infanticidi: un bimbo di 5 anni gettato in una pentola di formaggio fuso bollente e altri due di 2 e 3 anni.
Crimini compiuti da quando aveva appena 13 anni. Il suo processo fu laico e non ecclesiastico, visto che da poche settimane a Brentonico era giunto il Capitanato di giustizia, ma l’archivio cittadino andò perduto durante la guerra. Si sono salvati solo due documenti originali: manca l’accusa, ma ci sono la sentenza e la memoria difensiva dell’avvocato della Toldina, il notaio Giovanni Battista del Pozzo, che evidenziata l’insufficienza di prove”.