Maria Giulia Sergio, la jihadista di Torre del Greco che combatte in Siria

Maria Giulia Sergio, la jihadista di Torre del Greco che combatte in Siria
Maria Giulia Sergio, la jihadista di Torre del Greco che combatte in Siria. Nella foto Hayat Boumeddiene

ROMA – Si chiama Maria Giulia Sergio, o meglio si chiamava così. Perché ora il suo nome di battglia è Fatima. Maria Giulia, nata 27 anni fa a Torre del Greco, Napoli: ora è in Siria. Col burqa, a combattere con i miliziani islamici.

Si è convertita ed è partita. Non prima di aver firmato, nel 2011, insieme alla sorella Marianna, pure convertita, un appello a favore del niqab, il velo islamico. Appello poi spedito al senatore a vita Carlo Azeglio Ciampi.

Un lungo profilo di Maria Giulia lo fa per il giornale l’esperto di terrorismo Fausto Bisoslavo che spiega:

“La volontaria della guerra santa sarebbe partita grazie a dei contatti negli ambienti degli estremisti balcanici radicati nel nostro paese, come Bilal Bosnic arrestato in Bosnia e Shefqet Krasniqi finito in manette in Kossovo per l’invio di volontari in Siria.
Maria Giulia nata a Torre del Greco, sobborgo di Napoli, fa parte di una famiglia normale e non musulmana. La deriva inizia con una storia d’amore. Il primo compagno, un marocchino, la porta sulla strada della conversione nel 2009. Lei molla gli usi e costumi occidentali cominciando a pregare rivolta verso la Mecca e portando il velo”.

E poi c’è la questione dell’appello per il niqab. Una faccenda che risale al 2011. Racconta ancora Bisoslavo:

“Non a caso il 16 settembre 2011 sottoscrive un appello a favore del niqab «minacciato» da alcune proposte di legge. «Nel nome del Dio unico» è l’incipit dell’appello rivolto al senatore Ciampi, ex presidente della Repubblica. Il testo è stato scritto e fatto girare da Umar Andrea Lazzaro, fondatore dell’Associazione islamica genovese e sodale di Delnevo il futuro «martire» della guerra santa. Le firmatarie sono soprattutto donne: una studentessa di Treviso, la maestra d’asilo di Varese, casalinghe, impiegate a Bergamo e Firenze. Quasi tutti nomi italianissimi di donne che si sono convertite all’Islam.

Si rivolgono a Ciampi perché «Lei in passato già prese a cuore il caso di una nostra sorella che venne multata per via del suo velo, dunque speriamo che voglia darci la possibilità di far sentire la nostra voce». In pratica chiedono che non sia approvata alcuna legge contro il velo, che sarebbe anticostituzionale. «Come potrà constatare nel leggere le firme in calce, noi siamo in maggioranza italiane, nate in Italia, spesso abbiamo dovuto “combattere” contro il volere delle nostre famiglie, che avrebbero voluto farci rinunciare al velo. – scrivono – Molte di noi non hanno ancora 30 anni e molte hanno almeno una laurea».”

E tra i firmatari di quella petizione Maria Giulia è, si fa per dire, in buona compagnia: c’è anche Giuliano Delnevo, il primo italiano andato a combattere in Siria.

Fatima ha una sorella più grande, Marianna, che sembra essere ancora in Italia. A Inzago in provincia di Milano, c’è di sicuro sua madre a sua volta diventata musulmana.

Luca Fazzo, sempre per il Giornale, è andato proprio a Inzago:

“In casa sono rimaste la sorella, e la madre velata di nero, che dice «non è in Siria, la sentiamo continuamente», e se le telecamere le chiedono perché si è convertita dice, con l’accento di Napoli, che «Allah è grande e Maometto è il suo profeta». In paese, la conversione di Maria Giulia ha lasciato poche tracce, «veniva qui col fidanzato o col marito, normale, gentile… Certo, incuriosiva vedere una di noi col velo», racconta la gelataia vicino casa. A farsi largo nel percorso che porta una ragazza italiana a scegliere la jihad aiuta lei stessa, Maria Giulia, nella sua autobiografia virtuale su Facebook, che giorno dopo giorno racconta la sua metamorfosi: che però non si compie del tutto, perché dentro Fatima un po’ di Maria Giulia sopravvive, e insieme ai siti del Corano nell’elenco dei «mi piace» compaiono quelli di qualunque ragazza italiana, le riviste di moda, il cioccolato Lindt, i prodotti per dimagrire.
Poi, però, c’è l’altra lei, quella che con la furia della convertita clicca a più non posso sulle pagine dell’ortodossia musulmana. Che a novembre del 2012 mette come immagine di copertina la foto di una donna coperta dal nijab, e chissà se sotto il velo viola e nero c’è davvero lei; ma pochi giorni dopo ci ripensa, e al posto della foto col velo mette il panorama della Mecca. Maria Giulia-Fatima studia il Corano, cita i versetti, e in vista del matrimonio lancia l’appello, «care sorelle c’è qualcuna di voi che ha delle foto di spose con niqab? Devo prendere spunto su come fare il mio niqab da sposa». Ma lancia anche i suoi proclami inequivocabili, «Allahumma rinsalda le nostre gambe e dacci la vittoria sui miscredenti»”.

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