Marian Roman, il barista aggredito dai Casamonica: "Io ho reagito. Perché i romani non lo fanno?" Marian Roman, il barista aggredito dai Casamonica: "Io ho reagito. Perché i romani non lo fanno?"

Marian Roman, il barista aggredito dai Casamonica: “Io ho reagito. Perché i romani non lo fanno?”

Marian Roman, il barista aggredito dai Casamonica: "Io ho reagito. Perché i romani non lo fanno?"
Marian Roman, il barista aggredito dai Casamonica: “Io ho reagito. Perché i romani non lo fanno?”

ROMA – “Io ho avuto il coraggio di reagire. Perché i romani non lo fanno?” Se lo domanda Marian Roman, il barista aggredito il giorno di Pasqua dai Casamonica nel suo bar alla Romanina. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui, Ladyblitz – Apps on Google Play]
Intervistato da Alessia Marani per il quotidiano Il Messaggero Marian, che si divide tra il lavoro in carrozzeria e il Roxy Bar di sua moglie Roxana, mostra un coraggio esemplare.

Quel pomeriggio di Pasqua Marian ha reagito all’ennesimo sopruso da parte di due ragazzini appartenenti al clan che da oltre 30 anni spadroneggia nella borgata della Romanina. E nonostante le botte, gli insulti e i danni al locale è pronto a rifarlo.

“Non capisco perché anche i romani che subiscono certe violenze non lo facciano – dice – Lo devono fare, sempre”. Non gli interessa se è stato razzismo o altro: “Mi metti le mani addosso, io ti denuncio. Io li avrei denunciati comunque, a prescindere dal nome che portano, se fossero stati stranieri, italiani o marocchini. Se fosse avvenuto al bar o altrove. Non cambia nulla, io ho fatto una normale denuncia. Certe cose non si fanno e se si sbaglia bisogna pagare”.

Al Messaggero Marian confessa di avere pausa ma non ci sta a sottostare al ricatto di chi si autoproclama padrone: “Certo un po’ di paura c’è, ma siamo convinti di quello che abbiamo fatto e poi padroni di cosa? Che vuole dire essere padroni? Nessuno deve essere padrone di niente, siamo tutti uomini liberi”.

Ha fiducia nella giustizia ma in queste settimane i Casamonica non sono certo rimasti a guardare: “Continuavano a girare e a passare qui davanti con la macchina, ho solo continuato a fare la mia vita e così con Roxana continuerò a fare. È stato un mese lungo, la legge dovrebbe essere anche più severa”.

Le immagini che mostrano i due aggressori mentre prendono a cinghiate una disabile e lui hanno fatto il giro del web. E ora fuori dal suo bar c’è una volante di polizia sempre pronta a intervenire. Ma in questo mese non sono mancare le intimidazioni.

Al Messaggero Marian racconta ogni singolo episodio:

“Sono venuti subito a cercarmi in ospedale. Poi sono tornati anche al bar. In ospedale nemmeno ci abbiamo voluto parlare”.

Chi era venuto in ospedale?
“Quello che si chiama Christian con la madre, ma noi ce ne siamo andati via. Sono venuti il giorno stesso, volevano che non presentassi la denuncia”.

E dopo al bar il 3 aprile chi è tornato?
“È tornato Enrico che è il nonno, era sulla sedia a rotelle. Ma c’era Roxana in quel momento”.

Che cosa vi ha detto?
“Voleva che io ritirassi la denuncia nei confronti dei nipoti. Meglio che lasci perdere diceva”.

Era dispiaciuto? “Mica tanto”.

Vi ha offerto dei soldi?
“Ci ha assicurato che se avessimo ritirato la denuncia ci avrebbe ripagato tutti i danni fatti al locale dai nipoti, che per quello non c’era problema. Altrimenti…”.

Altrimenti?
“Altrimenti se volete la guerra… ha detto. E facciamo la guerra… abbiamo risposto”.

E loro?
“Passavano davanti al bar, guardavano. Ora basta fateci riposare, Roxana ha dormito due ore, siamo stanchi”.

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