Marina, sottocapo denuncia nonnismo: “Operata con un seghetto per togliermi un anello”

Marina, sottocapo denuncia nonnismo alla Scuola Vespucci: "Operata con un seghetto per togliermi un anello"
Marina, sottocapo denuncia nonnismo alla Scuola Vespucci: “Operata con un seghetto per togliermi un anello” (Foto archivio Ansa)

ROMA – Nuova denuncia di un presunto caso di nonnismo a danno di una militare nelle Forze Armate dopo quella di Giulia Jasmine Schiff. Questa volta arriva dalla Marina, dove una giovane sottocapo barese di 28 anni, attualmente imbarcata sulla prestigiosa nave scuola Amerigo Vespucci, ha accusato i suoi colleghi perché nella scuola sottufficiali della Marina militare di La Maddalena (Sassari) sarebbe stata “operata” con arnesi da meccanico per togliere un anello. La storia arriva da La Stampa, in un articolo a firma di Nicola Pinna.

“Mi sembrava di essere la protagonista di un film horror – ha raccontato la marinaia in una relazione di servizio rimasta per mesi nascosta negli archivi della caserma -. Hanno usato un seghetto affilato, un paio di tronchesine, nastro isolante e fascette da elettricista per rompere l’anello che mi si era incastrato nel dito. Mi hanno impedito di andare in ospedale e mi hanno sottoposto ad una sofferenza allucinante”.

“Il comando della scuola ha ricevuto una lettera solo dopo che la ragazza è stata trasferita – hanno fatto sapere dalla Marina militare – Abbiamo avviato un’inchiesta interna, appureremo le responsabilità”. Ma sul caso indaga anche la procura militare di Roma.

Secondo quanto riferisce La Stampa, nel documento finito in procura ci sono nomi, cognomi, gradi e orari: “Tutto è iniziato mentre mi accingevo ad uscire dalla caserma per andare al pronto soccorso: il capitano di corvetta mi ha bloccato e ha ordinato a due colleghi di prendere la cassetta degli attrezzi dalla sua auto – ha raccontato la giovane -. Mi ha fatto andare nel suo ufficio e quando ha tirato fuori il seghetto per me è iniziato il terrore. I primi tentativi di spaccare l’anello mi hanno provocato ferite e dolori allucinanti, temevo di perdere il dito e ho perso le forze e la parola. Al terzo tentativo il mio dito è stato avvolto con nastro isolante per cavi elettrici ma non è bastato. Al quarto il capitano ha ordinato a un maresciallo di impugnare una tronchesina e insieme hanno tentato di strappare l’anello. Il dolore è stato fortissimo”.

Alla fine dell’improvvisata “operazione”, racconta ancora la sottocapo nel documento, “la mia mano era insanguinata e un collega ha rovesciato una bottiglia d’acqua gelata per tentare di raffreddare il dito, che era già viola, gonfio, pieno di ferite e bolle da ustione. Ma nonostante questo il capitano ha ripreso il seghetto: sono riuscita a fermarlo e allora ha preso un tagliacarte e l’ha infilato tra l’anello e il dito ferito. Dopo il supplizio l’anello si è rotto e me lo hanno strappato tirando con le pinze su due estremità e provocando altre ferite. Poi mi hanno accompagnato in infermeria e messo dei cerotti per chiudere la ferita”. 

Sul caso è intervenuta la Marina Militare che, attraverso il capo di Stato maggiore, l’ammiraglio Valter Girardelli, ha fatto sapere che “Militare agirà in maniera ferma, rigorosa e severa nell’accertamento delle responsabilità prendendo gli adeguati provvedimenti nei confronti degli interessati”. 

 

 

 

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