ROMA – Marita Comi, con un memoriale pubblicato da Gente, parla per la prima volta dell’arresto del marito, Massimo Giuseppe Bossetti, accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio.
Gli incontri in carcere? “Ci guardiamo e piangiamo, a Massimo manca tutto, mancano i nostri bambini”. L’arresto: “Saranno stati in venti – ricorda Marita -, io non capivo niente, pensavo solo ad allontanare i bambini. Quando ci chiedono dov’è il papà, diciamo solo che è con i carabinieri perché è coinvolto nel caso di Yara». E quel pizzetto ossigenato che qualcuno giudica sopra le righe? «Quella di Massimo è la faccia di un buon padre”.
“Non è stato lui – ribadisce la donna – io gli credo, perché Massi ha un alibi: la banalità felice della nostra esistenza. La sera dell’omicidio era a casa con noi, ne sono certa. Tutte le sere sono sempre state uguali, per noi. Se Yara fosse stata uccisa al mattino, non potrei dire con certezza dove si trovava mio marito, ma tra le 19 e le 22 sì”.
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