ROMA – Il governo italiano ha deciso di far ritornare in India i due marò dieci giorni dopo aver annunciato che invece non sarebbero rientrati dopo un permesso in Italia per votare. Una vicenda cominciata 13 mesi fa, precisamente il 15 febbraio 2012.
La cronologia:
15 FEBBRAIO 2012 – I due fucilieri di Marina in servizio antipirateria sulla nave commerciale Enrica Lexie sparano contro un peschereccio, scambiandolo per una barca di pirati e uccidendo due pescatori al largo di Kochi, nello Stato del Kerala. Gli italiani sostengono di aver sparato solo colpi di avvertimento in aria.
19 FEBBRAIO 2012 – I due marò vengono fermati e fatti scendere dalla Lexie nel porto di Kochi. Vengono alloggiati nella guest house della polizia locale.
28 FEBBRAIO 2012 – Il ministro degli Esteri Terzi va in visita ufficiale a New Delhi e visita i due italiani a Kochi. Il caso viene seguito dal sottosegretario Staffan De Mistura. L’Italia rivendica competenza per una vicenda che coinvolge ”organi dello Stato operanti nel contrasto alla pirateria sotto bandiera italiana e in acque internazionali”.
5-6 MARZO 2012 – Il tribunale di Kollam dispone il loro trasferimento nel carcere di Trivandrum. Dopo oltre 2 mesi, il 25 maggio, saranno trasferiti alla Borstal School di Kochi.
30 MAGGIO 2012 – L’Alta Corte del Kerala concede la libertà su cauzione ai marò, con l’obbligo di non allontanarsi dalla zona di competenza del Commissariato di Kochi. Trasferiti all’Hotel Trident di Fort Kochi.
20 DICEMBRE 2012 – Il tribunale di Kollam continua a rinviare il processo ai due militari, e mentre s’attende il verdetto della Corte Suprema di New Delhi sulla giurisdizione del caso, viene concessa a Latorre e Girone, su cauzione e con dichiarazione giurata, una licenza di due settimane per passare il Natale a casa. Rientrano in India il 4 gennaio 2013.
18 GENNAIO 2013 – La Corte Suprema dispone la creazione di un tribunale speciale a New Delhi per esaminare la questione della giurisdizione. I giudici stabiliscono ”l’incompetenza” dello Stato del Kerala, dato che ”il fatto non era avvenuto nelle acque territoriali indiane”. Ma secondo la Corte, nel loro servizio ”i marò non godevano di quella immunità sovrana” che avrebbe determinato automaticamente la giurisdizione italiana.
22 FEBBRAIO 2013 – Viene concesso un secondo permesso ai due marò: possono tornare in Italia per 4 settimane per votare.
9 MARZO 2013 – Con notevole ritardo sui tempi previsti, il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale.
11 MARZO 2013 – L’Italia decide che i marò non rientreranno in India il 22 marzo come previsto perchè New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere a un accordo per una soluzione della controversia, anche con un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria.
12 MARZO 2013 – Sale la tensione: New Delhi convoca l’amb. italiano, Daniele Mancini, esigendo il “rispetto delle leggi”. Il premier Singh: situazione “inaccettabile”.
13 MARZO 2013 – Singh minaccia “seri provvedimenti”. Si dimette in India l’avvocato difensore dei marò, Haris Salve: “inaccettabile” la decisione italiana di trattenerli.
14 MARZO 2013 – La Corte Suprema indiana ordina all’amb. Mancini di “non lasciare l’India” fino al 19 marzo, data fissata per la riunione del massimo tribunale per decidere contromisure. Per l’Italia si tratta di una violazione della Convenzione di Vienna sull’immunità dei diplomatici.
15 MARZO 2013 – Interviene Napolitano, che auspica una soluzione “amichevole basata sul diritto internazionale”, come indicato anche dal segretario generale Onu Ban. Agli aeroporti indiani viene diramato un avviso: Mancini non può lasciare il Paese.
16 MARZO 2013 – La responsabile per la politica estera Ue Ashton riferisce di “colloqui in corso fra Italia e India”.
18 MARZO 2013 – La Corte Suprema indiana decide di non riconoscere più l’immunità diplomatica dell’ambasciatore per aver violato la dichiarazione giurata. Il governo italiano reagisce accusando l’India di “evidente violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche”. L’udienza della Corte Suprema sulle “contromisure” è spostata dal 19 marzo al 2 aprile perché l’impegno di rientro in India dei due marò entro il 22 marzo non è ancora stato violato. La Farnesina fa sapere che il rientro dei militari in India sarebbe “in contrasto con le norme” della Costituzione italiana.
19 MARZO 2013 – La leader del Congress Party al governo, Sonia Gandhi, di origini italiane, dichiara: “Nessuno pensi di sottovalutare l’India”.
20 MARZO 2013 – La procura militare di Roma, sentiti i marò, fa sapere che i due sono indagati per “violata consegna aggravata”, per accertare se siano state violate le regole d’ingaggio nella vicenda dei pescatori uccisi in India.
21 MARZO 2013 – E’ il giorno della svolta. Palazzo Chigi annuncia: i due marò tornano in India. Il governo italiano fa sapere che in cambio è stata ottenuta da Delhi assicurazione scritta sul trattamento che sarà riservato ai marò e alla tutela dei loro diritti. Il sottosegretario De Mistura precisa che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte.
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