ROMA – Dalle colonne del quotidiano La Repubblica, il fondatore Eugenio Scalfari ricorda il cardinale Carlo Maria Marini, morto il 31 agosto dopo una lunga malattia, così:
Oso pensare che sia stato un momento sereno o addirittura felice quello di Carlo Maria Martini quando ha deciso di essere staccato dalle macchine che ancora lo tenevano in vita e consentirgli di entrare nel cielo delle beatitudini, se Dio vorrà. Ne abbiamo parlato spesso nei nostri incontri.
Martini ha detto no all’accanimento terapeutico, ha rifiutato il sondino naso-gastrico e il tubo per l’alimentazione artificiale nell’addome. Un uomo di fede, Martini, nel ricordo di Scalfari, ma anche un uomo che si metteva a confronto con i dubbi e con i problemi della vita. Scrive Scalfari:
Lui diceva che la sua fede era salda ma si confrontava ogni giorno con i dubbi. Non sulla fede ma sul modo di usarla, di farla vivere con gli altri e per gli altri. La fede – così diceva – è al tempo stesso contemplazione e azione, ma sono due movimenti dell’anima intimamente collegati.
Scalfari aggiunge ancora:
La contemplazione è solitaria, l’azione è solidale e pastorale. Io, da tutt’altro punto di vista, obiettavo che il dubbio sull’azione finisce per coinvolgere la fede nella sua interezza. Lui, quando gli feci quest’osservazione, rispose che infatti ogni giorno chi ha fede deve riconquistarla; questo è il compito del cristiano e in particolare del vescovo, successore degli apostoli: mettere la sua fede al servizio degli altri, quindi metterla in gioco e insieme agli altri, insieme alle pecore smarrite, riconquistarla