Martino Scialpi, schedina da 13 nel 1981: ultima speranza per riscuoterla

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Luglio 2014 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA
Martino Scialpi, schedina da 13 nel 1981: ultima speranza per riscuoterla

Martino Scialpi, schedina da 13 nel 1981: ultima speranza per riscuoterla

ROMA – Martino Scialpi cerca ormai da 33 anni di riscuotere il miliardo di lire vinto con un 13 al Totocalcio nel 1981. Un schedina “maledetta“, con il Coni che non ha mai riconosciuto quella vittoria. L’ultima speranza di riscossione per Scialpi arriverà il 4 novembre, quando sul caso si pronuncerà il tribunale di Roma.

Angela Geraci sul Corriere della Sera racconta la storia di Scialpi:

“Il pomeriggio del 1° novembre 1981 un ragazzo pugliese di 28 anni si ritrova all’improvviso straricco. Si chiama Martino Scialpi, fa il venditore ambulante e quella domenica ha appena fatto 13 al Totocalcio. Ha comprato una schedina in una ricevitoria di Ginosa, in provincia di Taranto, e ha indovinato tutti i risultati delle partite: ha vinto più di un miliardo di lire. Non sa ancora che tutti quei soldi, però, non li vedrà mai. O, almeno, non li ha visti fino a oggi che ha 61 anni e ha passato gli ultimi 33 a combattere nelle aule di giustizia per riscuotere la sua vincita, tirando in ballo anche il Coni che quella vittoria non l’ha mai riconosciuta”.

Il calvario di Scialpi inizia quando la matrice della sua ricevuta va perduta:

“Di fatto il tagliandino che avrebbe cambiato la vita di Scialpi non è mai arrivato nell’«archivio corazzato» della commissione del Totocalcio di Bari. Ma la storia è più complessa e inizia a rimbalzare da un aula di tribunale all’altra, di ricorso in ricorso”.

La ricevitoria in cui Scialpi ha comprato la schedina non sarebbe riconosciuta:

“Scialpi coinvolge i vertici del Coni che si difendono esibendo un documento che prova la cessione dell’attività della ricevitoria da un proprietario all’altro, con la conseguente revoca della concessione. Insomma, la ricevitoria dove Scialpi aveva tentato la fortuna non avrebbe avuto le carte in regola per vendere le schedine in quel momento. Scialpi viene anche accusato di truffa e falso ma poi è assolto con formula piena. Una sentenza del tribunale di Taranto nel 1987 accerta l’autenticità della schedina e gliela restituisce”.

Inizia così per Scialpi una giungla di processi:

“Come quando, nel 2008, chiede che venga annullato il verdetto della corte d’appello-sezione civile di Roma che nel 1985 ha dato ragione al Coni. Scialpi e il suo avvocato portano ai magistrati una doppia perizia grafologica e merceologica disposta nel 2004 dal gip del tribunale di Bari: gli esperti (il chimico Roberto Ciarrocca e il grafologo Romeo Di Desiderio) sostengono che le carte presentate dal Coni sul passaggio di proprietà della ricevitoria sono state «manipolate». Sembra addirittura che il documento datato 5 agosto 1981 sia stato in realtà redatto in un’epoca vicino al 1991.

Nel 2012 il giudice civile di Roma emette un’ordinanza in cui intima al Coni di riconoscere a Scialpi oltre 2 milioni e 340 mila euro. Ma il venditore ambulante di Martina Franca deve aspettare ancora: il 19 settembre è prevista l’udienza in cui si dovrà decidere sul procedimento di pignoramento, avviato dal legale del commerciante ai danni del Coni, per un ammontare di circa 4 milioni di euro, su beni immobili e presso terzi riconducibili al Comitato Olimpico”.

L’ultima udienza di questa storia arriverà il 4 novembre:

“Intanto sono stati indagati, con l’accusa di aver prodotto documenti falsi, l’avvocato Luigi Condemi del Coni, l’avvocato Enrico De Francesco di Taranto e l’ex responsabile Coni per la zona di Bari Mario Bernacca. Ma il pm ha chiesto l’archiviazione dell’indagine. Scialpi si è opposto e il 4 novembre ci sarà l’ennesima discussione fra le parti, dopo di che il giudice deciderà se accogliere la richiesta di archiviare il procedimento o meno”.

Se Scialpi dichiara che la sua vita è stata rovinata, il Coni ribadisce quanto dichiarato già nel 2013:

“«Non esiste alcuna sentenza del tribunale di Taranto, della Cassazione o di qualsiasi altro giudice che abbia accertato il preteso diritto del signor Scialpi al pagamento di una vincita al Totocalcio. Il signor Scialpi è sempre uscito soccombente da tutti i giudizi intentati al Coni. Continueremo a tutelare il denaro pubblico che gestiamo dai tentativi di aggressione del signor Scialpi»”.

Guglielmo Boccia, legale di Scialpi, ha commentato:

“«Siamo sereni perché iniziamo a vedere la fine di un percorso lungo decenni e abbiamo fiducia nella giustizia: solo così si spiega la tenacia di Scialpi che ha 33 procedimenti aperti e ha perso casa e lavoro per avere la sua vincita». Un muro contro muro, dunque, che dura dal 1981. I casi sono due: o il commerciante è un folle che ha dedicato metà della sua vita a perseguitare il Coni oppure è un uomo che lotta per un sogno a cui ha diritto”.