Martino Scialpi e il 13 al Totocalcio mai pagato. Soldi dal Coni? Gli dicono no

Pubblicato il 23 Agosto 2012 - 16:15 OLTRE 6 MESI FA
Martino Scialpi

TARANTO – Ennesimo capitolo nella storia di Martino Scialpi il commerciante di Martina Franca (Taranto) che nel 1981 sbancò il Totocalcio con più di un miliardo di lire ma non ha mai incassato la vincita perché la ricevitoria aveva “smarrito” la matrice della schedina. A suo favore c’è una sentenza definitiva del Tribunale di Roma che ha sancito che la schedina da lui prodotta è autentica e dalle indagini è emerso che la ricevitoria in cui fu effettuata la giocata era abusiva. Scialpi ritiene quindi che sia il Coni a dovergli pagare quei 9milioni di euro (la vincita più la rivalutazione monetaria) che gli spetta. A inizio luglio aveva inoltrato una diffida al ministero dell’Economia per farsi pagare ma il 23 agosto il Coni ha rimandato al mittente la richiesta dicendo di non avere la matrice e di non dover pagare nemmeno un centesimo a Scialpi. La sua odissea quindi continua…

Il segretario generale Raffaele Pagnozzi sostiene che ”non sussiste alcun presupposto per l’accoglimento dell’infondata diffida ricevuta dal Coni” e che ”i tagliandi matrice e spoglio relativi alla schedina esibita dal sig. Scialpi non sono pervenuti presso l’archivio corazzato di Bari”. Circostanza questa contestata da Scialpi, il quale ha replicato alla nota di Pagnozzi tramite una lettera dell’avv. Donato Muschio Schiavone, che conferma la diffida, osservando che sin dal 1981, ”mai il Coni ha fornito prova che la matrice non era arrivata alla zona Totocalcio di Bari, poiche’ mai e poi mai ha esibito i verbali di custodia matrice dell’1 novembre 1981 e il verbale di spoglio del giorno 2 novembre 1981, circostanze su cui ‘sfidiamo’ la controparte a provare il contrario”.

La storia infinita del signor Scialpi quindi continua. Eppure un barlume di luce si era visto nel febbraio scorso quando, dopo 30 anni di battaglie giudiziarie, si era visto riconoscere dal giudice civile del tribunale di Roma Alfredo Matteo Sacco la somma di due milioni e 344mila euro. Ma l’ingiunzione di pagamento nei confronti del Coni (per responsabilità extracontrattuale) è stata successivamente revocata dal giudice Lorenzo Pontecorvo, subentrato a Sacco nel corso del processo. L’ultima speranza di Scialpi era appunto l’ingiunzione di pagamento al Coni, ma sembra che l’epopea non sia destinata a finire.