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Mascherine a 50 centesimi: poche e in ritardo

di Redazione Blitz |8 Maggio 2020 11:47

Mascherine 50 centesimi introvabili in farmacia (Ansa)

ROMA – Sono poche, non bastano all’approvvigionamento sperato e peraltro imposto per legge.

Le mascherine a 50 centesimi (prezzo calmierato, ma in realtà 61 centesimi perché l’Iva al 22% resta nonostante ne sia stato annunciato il taglio) scarseggiano.

3,5 milioni di mascherine non a norma

E quando arrivano, cioè sono disponibili sugli scaffali di farmacie e altri punti vendita, non sono a norma (3,5 milioni di pezzi).

Dilatando i tempi della vendita, quindi arrivano in ritardo, bisogna aspettare, prenotare, pregare…

I farmacisti: “Non ce le hanno ancora consegnate”

“Le mascherine che le farmacie attendono dalla Pubblica Amministrazione al costo di acquisto di 40 centesimi – ovvero quelle che riguardano l’accordo con il Commissario Arcuri del primo maggio – non sono ancora state consegnate dai distributori intermedi”, deve ammettere Federfarma.

“Peraltro l’accordo è stato siglato solo il primo maggio e vanno considerati i necessari tempi tecnici”.

L’annuncio del prezzo fisso, calmierato a 50 centesimi, non ha aiutato.

Intermediari e aziende che hanno subodorato l’impossibilità di ricavarne il minimo profitto hanno disertato il mercato, se ne è discusso ampiamente.

Quando arrivano? Domani “liberate” 1,5 mln bloccate a Fiumicino

Ma ora, quali sono i tempi tecnici ragionevolmente prevedibili sull’aumento delle scorte?

E per le misure di incentivo ed eventuale ristoro per farmacisti e operatori commerciali che hanno acquistato a prezzo più alto? 

Sabato 9 maggio – il Sole 24 Ore mette in fila le indicazioni del Commissario Arcuri – saranno “liberate” 1,5 milioni di mascherine, bloccate a Fiumicino da ieri 7 maggio. 

Altre tre milioni saranno disponibili per le farmacie dalla prossima settimana.

Produzione nazionale: a giugno l’autonomia

Stiamo parlando di uno stock ancora largamente insufficiente rispetto al fabbisogno: dal 18 maggio il ritmo di importazione dovrebbe attestarsi su circa 10 milioni a settimana.

L’obiettivo è quello di consentire a una filiera italiana di entrare a regime entro maggio in modo che da giugno l’Italia raggiunga l’autonomia produttiva. (fonte Il Sole 24 Ore)

 

 

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