LONATO DEL GARDA – Per la libertà completa dovrà aspettare ancora fino al 5 dicembre, ma dal 4 ottobre la vita di Erika De Nardo non è più chiusa nella cella di una prigione, per quanto modello, dove è stata rinchiusa per oltre dieci anni.
Il 21 febbraio del 2001 Erika, all’epoca sedicenne, insieme al fidanzatino e coetaneo Omar Favaro uccise a coltellate la mamma e il fratellino di 11 anni, nella loro villetta di Novi Ligure (Alessandria). Quaranta coltellate per la madre, Susy Cassini, 57 per il fratellino Gianluca.
Ora Erika è uscita dal carcere di Verziano (Brescia) dopo aver scontato una pena a 16 anni di reclusione ma anche conseguito una laurea in filosofia da 110 e lode.
Per scontare i pochi mesi di fine pena Erika è ospite di una comunità di accoglienza della Fondazione Exodus creata da don Mazzi. La comunità non ha confermato, ma potrebbe essere stato addirittura il sacerdote ad aspettare Erika all’uscita dal carcere per portala in comunità.
Più volte il sacerdote fondatore di Exodus si era detto pronto a prendere in consegna la ragazza per aiutarla in un percorso di recupero.
Sul piano giuridico, fuori dal carcere Erika è seguita dall’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (Uepe) al quale è stata affidata per scontare il fine pena, ma la sua vita scorre ormai all’insegna di una libertà che le dona serenità, se non addirittura euforia.
A Lonato del Garda Erika pulisce le stalle, dà da mangiare a galline e capre e fa lunghe passeggiate nelle campagne e nei boschi con i cavalli. E ha un desiderio: “Voglio sposarmi presto e avere dei figli, e mi piacerebbe molto lavorare a contatto con i ragazzini”, ha raccontato alla Strampa.
Ad andare a trovarla, finora, è stato solo il padre, Francesco De Nardo, che in tutti questi anni l’ha sempre seguita e che ha visto di buon grado l’affidamento della figlia a una comunità, dove vive insieme ad altri ragazzi, in mezzo alla natura.
Secondo quanto ha scritto il settimanale ‘Oggi’ Erika potrebbe aver “riallacciato i contatti con un vecchio amore, come lascia intendere in una lettera all’amica del cuore, in cui racconta di un promettente invito a cena”.
Secondo gli psicologi, tre mesi dovrebbero essere sufficienti a completare il percorso di rieducazione e recupero di Erika, prima del suo ritorno alla vita completamente libera in mezzo alla gente.
Completamente libero è invece, dal 3 marzo 2010, Omar Favaro. Con la stessa sentenza che ha condannato la ragazza, il Tribunale per i minorenni di Torino, dopo un processo con rito abbreviato, aveva inflitto 14 anni di reclusione al giovane.
Scontata la pena, Omar è tornato in libertà e ha subito ripreso una vita normale, con un lavoro e, da qualche tempo, una nuova fidanzata, che, proprio domenica scorsa, in televisione, ha detto che ”di Erika, Omar non parla mai”.
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