BERGAMO – Massimo Giuseppe Bossetti è stato condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio avvenuto il 26 novembre del 2010.
Bossetti è stato anche assolto dall’accusa di calunnia “perché il fatto non sussiste” ai danni di un collega verso il quale, secondo l’accusa, avrebbe cercato di indirizzare le indagini. I giudici non hanno applicato l’isolamento diurno per sei mesi, unitamente all’ergastolo, come chiesto, invece, dal pm Letizia Ruggeri. Con la condanna all’ergastolo, i giudici della corte d’assise di Bergamo hanno tolto la potestà genitoriale a Massimo Bossetti in relazione ai suoi tre figli, tuttora minori.
BOSSETTI: “NON E’ GIUSTO” – “ “Non è giusto. Non è possibile, è allucinante, non sono stato io”. Così ha reagito, ribadendo per l’ennesima volta la sua innocenza, Massimo Bossetti dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio.
I GENITORI DI YARA: “MAI AVUTO DUBBI” – “Ora sappiamo chi è stato, anche se siamo consapevoli che Yara non ce la riporterà indietro nessuno”. Lo ha detto ai suoi legali la madre di Yara, Maura, subito dopo la lettura della sentenza che ha condannato Massimo Bossetti all’ergastolo per l’omicidio della ragazza. I genitori di Yara Gambirasio non hanno mai avuto “dubbi sulla colpevolezza” di Massimo Bossetti da quando è stato arrestato. E’ quanto hanno riferito i legali di Fulvio e Maura Gambirasio, gli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta.
Nel suo ultimo disperato appello prima della sentenza il muratore di Mapello ha ribadito la sua innocenza chiedendo che venisse ripetuto l’esame del Dna (l’indizio certamente più solido di tutto l’impianto accusatorio). “Ancora oggi vi supplico, vi imploro, datemi la possibilità di fare questa verifica, ripetete l’esame sul Dna, perché quel Dna trovato non è il mio”, le parole che Bossetti ha rivolto ai giudici nelle dichiarazioni spontanee dell’ultima udienza del processo a Bergamo. “Se fossi l’assassino sarei un pazzo a dirvi di rifarlo”, ha precisato.
Massimo Bossetti, nelle sue dichiarazioni, ha ribadito la sua innocenza: “Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti”. “Quello che mi viene attribuito – ha proseguito – è vergognoso, molto vergognoso”. “Non vedevo il momento di poter parlare – ha detto Bossetti rivolto ai giudici della Corte d’Assise di Bergamo – non vedevo l’ora di potervi guardare negli occhi per spiegarvi che persona sono, che non è quella che è stata descritta da tanti in quest’aula”.
LE TAPPE relative all’omicidio della ragazzina di Brembate, dalla scomparsa alla camera di consiglio per la sentenza.
26 novembre 2010: Yara Gambirasio, 13 anni, scompare a Brembate di Sopra, nel Bergamasco. Ha lasciato la palestra in cui pratica la ginnastica ritmica ad appena 700 metri da casa e di lei si perdono le tracce. Alle 18.47 il suo telefonino è agganciato dalla cella di Mapello, distante circa tre chilometri da Brembate, poi la traccia scompare.
5 dicembre: il marocchino Mohamed Fikri, che lavora in un cantiere edile di Mapello é fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. Contro di lui un’intercettazione ambientale in cui sembra affermi ‘Allah perdonami non l’ho uccisa’. Ma la traduzione era sbagliata. La sua posizione sarà archiviata perché risulterà del tutto estraneo alla vicenda.
26 febbraio 2011: Il corpo di Yara, a tre mesi esatti dalla scomparsa, è ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola, una decina di chilometri da Brembate (Bergamo). E’ stata uccisa sul posto, con alcune coltellate ma è morta anche per il freddo.
15 giugno 2011: gli investigatori isolano una traccia di dna maschile sui leggins e slip della ragazza. Sarebbe il Dna dell’assassino.
18 settembre 2012 – Nasce ufficialmente la ‘pista di Gorno’: E’ estratto da una marca da bollo su una vecchia patente il Dna di Giuseppe Guerinoni, di Gorno sposato e padre di due figli, morto nel 1999, simile a quello trovato sul corpo di Yara. Comparato con il suo nucleo famigliare, non porta ad alcun risultato; da qui l’ipotesi che esista un suo figlio illegittimo.
16 giugno 2014 – E’ arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, all’epoca 43 anni, muratore di Mapello, sposato e padre di tre figli. Due giorni prima gli era stato prelevato il Dna con il trucco di un falso controllo dell’etilometro. Il suo Dna era risultato coincidere con quello di Ignoto 1. A lui gli investigatori erano giunti attraverso la madre, Ester Arzuffi, che, secondo l’accusa, aveva avuto una relazione con Guerinoni.
27 aprile 2015 – Bossetti è rinviato a giudizio davanti ai giudici della Corte d’assise di Bergamo. E’ accusato di omicidio ma anche di calunnia ai danni di un suo collega di lavoro verso il quale avrebbe cercato di indirizzare le indagini.
3 luglio – Comincia il processo: la difesa dell’imputato chiede 700 testimoni che saranno poi sfoltiti dalla Corte
11 marzo 2016 – Bossetti si sottopone all’esame del pm, si proclama innocente e dice di aver pensato che Yara Gambirasio “era stata uccisa per mettermi nei guai”.
22 aprile – La Corte non concede ulteriori accertamenti sul Dna e altre prove chieste dalla difesa. Per i giudici sono superflui al fine della decisione.
13 maggio – Il pm Letizia Ruggeri chiede per Bossetti l’ergastolo e sei mesi di isolamento diurno.
20 maggio – Parlano le parti civili che chiedono a Bossetti un risarcimento pari a tre milioni e 249 mila 230 euro.
17 giugno – intervengono i difensori di Bossetti per chiederne l’assoluzione: “Questo imputato in diritto sarebbe già assolto” ma entrano in gioco “altre questioni: una bambina che non c’è più, anni di indagini e qualcuno vorrebbe utilizzare questo processo per propaganda forcaiola.
1 luglio – Sarà letta la sentenza a carico di Bossetti. Senza telecamere a tutela dei giudici popolari dopo che sono state intercettate due lettere con proiettili dirette a Corte e pm.